Balletto dell’Opera Nazionale Di Riga: un “Corsaire” dalle scarse emozioni

di Sabrina Ronchetti
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Le Corsaire, uno dei balletti di repertorio più famosi, dall’ambientazione esotica, ispirato ad una novella di Byron, racchiude in sé pagine preziose che sono diventate veri monumenti del virtuosismo classico accademico. 

Nato come balletto pantomimico, si è via via arricchito nel tempo di memorabili scene danzate grazie all’intervento di Marius Petipa che ne fece un’importante revisione, trasformandolo in un balletto in tre atti, diventata versione definitiva ripresa dalle più grandi compagnie del mondo e a cui si rifà anche quella presentata al Teatro Municipale di Piacenza dal Balletto dell’Opera Nazionale di Riga, all’interno della stagione di danza 2014-2015.

Aivars Leimanis, direttore artistico della compagnia dal 1993, e autore della coreografia di questo Corsaire, ha in generale, conservato la struttura originale del balletto e delle parti “storiche” in esso contenute, come i famosi pas de deux del primo e secondo atto e il Pas de Trois delle Odalische, dando ampio spazio ai ruoli solistici, ma intervenendo e sacrificando forse un po’ troppo, i già rari ensambles presenti nel balletto, uno tra tutti, il delicatissimo Pas des Fleurs. 

Hanno brillato sicuramente per bravura, sicurezza e capacità tecnica, i quattro solisti principali Balba Kokina, Raimonds Martinovs, Andris Pudans e Elza Leimane-Martinova, interpreti nell’ordine, di Medora, Conrad, Birbanto e Gulnare, anche se si sono dimostrati poco coinvolgenti dal punto di vista espressivo, tanto che, durante i loro interventi, la mia attenzione nei confronti della loro, seppure pulita e corretta esecuzione, tendeva a calare…

A mio parere, non basta eseguire correttamente anche difficili sequenze di passi per essere dei veri danzatori; rimane infatti tutto un mondo interiore da donare al pubblico, che è la vera essenza dell’artista e che in generale qui è mancato, o si è intravisto a sprazzi qua e là. 

Peccato anche per i costumi, troppo appariscenti e ridondanti, quasi pacchiani: chi ha detto che per rappresentare l’Oriente bisogna per forza utilizzare abiti chiassosi? 

Una bella sorpresa è stato invece German Sevcenko, giovane ballerino dotato di un notevole salto, unito ad un’accurata pulizia del movimento e bella presenza scenica.

Per il resto, un Corsaire piatto, che non ha regalato forti emozioni, per la carenza di personalità da parte dei solisti impegnati e lo scarso impiego del corpo di ballo, usato per lo più come sfondo, che, però devo dire, ha strappato un meritato applauso nell’assieme dei corsari, pezzo davvero ben congegnato e ricco di energia.

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