Lo Chignon: storia di un’acconciatura

di Giada Feraudo
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Quando parliamo dello chignon il pensiero corre subito all’immagine della ballerina: avete presente il classico prototipo dalla figura slanciata ed elegante con il tutù, le punte e i capelli acconciati in uno chignon?  Pochi però sanno che questa pettinatura, nel tempo fatta propria anche dalla moda, che l’ha declinata negli anni in innumerevoli varianti, ha una sua storia, che affonda le radici in un passato molto lontano, e che ha rivestito significati diversi nelle varie culture.

Le origini dello chignon risalgono all’antichità: le donne greche usavano acconciare i propri capelli in un semplice nodo basso, all’altezza della nuca, adornato con gioielli che ne rimarcavano lo status sociale. Nell’antica Cina, specialmente nelle regioni più meridionali, lo chignon era un modo di raccogliere la chioma tipico delle donne sposate, mentre in India l’usanza di legare i capelli in un nodo di forma rotonda alla sommità della testa è legato alla tradizione ayurvedica. I capelli, infatti, sono considerati come un’estensione spirituale del corpo, che emana forza vitale e vibrazioni. La forma circolare mantiene una rotazione dell’energia in senso orario e la trattiene all’interno del corpo. Anche le rappresentazioni del Buddha sono sempre rese con i capelli raccolti in uno chignon sulla parte alta della testa. Allo stesso modo in Giappone lo chignon ha una lunga tradizione: i Samurai sistemavano in tal modo i capelli per dare maggiore stabilità all’elmo e i lottatori di Sumo dispongono di parrucchieri specializzati nel raccogliere loro i capelli: quando un lottatore si ritira viene addirittura organizzata, in onore della tradizione, un’elaborata cerimonia che si conclude con il taglio dello chignon.

Quest’acconciatura torna di moda in Europa a partire dalla fine del diciottesimo secolo, quando la cultura torna a guardare e a imitare il mondo classico. Chiunque abbia letto qualche romanzo di Jane Austen, ad esempio, o ne abbia visto un adattamento cinematografico, si sarà accorto che l’usanza, presso le donne di medio e alto rango, era quella di raccogliere i capelli in chignon eleganti, sul modello greco, ma posizionati più in alto sopra la nuca. Il trionfo dello chignon segna tutta l’epoca vittoriana ma in questo periodo diventa meno libero, più austero. Inizialmente alto sulla testa e contornato da riccioli che scendono ai lati, si trasforma poi in un’acconciatura più tirata, caratterizzata da due bande laterali che spesso nascondono parzialmente o interamente le orecchie e che si uniscono, dietro, in uno chignon basso. Stiamo parlando dell’acconciatura tipica dei balletti romantici, quali Giselle e Les Sylphides.

Come arriva dunque questa particolare pettinatura al mondo del balletto tanto da restarvi fino ai giorni nostri?
Fino agli inizi dell’Ottocento le acconciature delle danzatrici imitavano quelle delle dame di corte ed erano particolarmente voluminose ed ingombranti; inoltre non c’era una vera e propria disciplina che imponesse alle danzatrici come acconciarsi i capelli. In seguito, a partire dal 1830, con l’evolversi della tecnica e il conseguente alleggerirsi dei costumi per permettere i virtuosismi, lo chignon entra poco a poco fra gli attributi caratteristici della ballerina. Un contributo fondamentale è dato, a questo proposito, da Maria Taglioni, che lo rende celebre indossandolo nelle sue interpretazioni de La Sylphide e del Pas de quatre.
A partire dal 1880 circa il balletto, specialmente in Francia, si disciplina in maniera più rigida in relazione ai costumi e alle pettinature, tanto che alcuni di essi rimangono invariati ancora oggi, ad esempio in balletti quali GiselleIl Lago dei Cigni e La Sylphide.
Lo chignon regna sovrano come base di quasi tutte le acconciature dei balletti dell’epoca.

Nel corso degli anni quest’ultimo ha assunto diverse forme, al passo con il ritmo della moda femminile, e non è mai scomparso dalle scene. Anche molte coreografie contemporanee includono quest’acconciatura senza tempo, nonostante spesso sia necessario per le ballerine avere i capelli sciolti a seconda dell’interpretazione richiesta.

Lo chignon è ed è stato senza alcun dubbio un indiscusso protagonista in tutte le rappresentazioni artistiche delle danzatrici (un esempio su tutti quello di Edgar Dégas, “il pittore delle ballerine”) e anche simbolo della disciplina fin dai primi anni di studio della danza. La sua funzione, tuttavia, non è puramente estetica o rappresentativa di un certo tipo di rigore, ma anche pratica: avere i capelli totalmente raccolti è infatti di grande aiuto nell’esecuzione di alcuni passi, fra cui le pirouettes, che prevedono una rotazione molto veloce della testa che sarebbe resa più difficoltosa da una massa di capelli sciolti o semi-raccolti, ma per questo aspetto rimando alla lettura dell’interessante articolo di Lia Courrier di qualche tempo fa, di seguito il link https://www.dancehallnews.it/lia-courrier-e-lo-chignon-perfetto/

Foto: © Agathe Poupeney, © Gérard Uferas

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