In Irlanda il dibattito sul valore del lavoro artistico ha trovato una risposta concreta con l’introduzione di un reddito di base destinato agli artisti. È una misura che nasce da un principio semplice ma non scontato: creare arte è un lavoro e come tale merita di essere riconosciuto e sostenuto. In un Paese in cui la cultura occupa da sempre un posto centrale, il governo ha scelto di investire nelle persone che la rendono viva garantendo loro, dal 2026, una sicurezza economica che consenta di dedicarsi alla creazione senza l’angoscia della precarietà.
In realtà la svolta arriva dopo tre anni di sperimentazione: viste le difficoltà incontrate dai lavoratori del settore dopo la pandemia, nel 2022 l’Irlanda aveva deciso di introdurre una misura di sostegno (BIA- Basic Income for the Arts) selezionando in modo casuale duemila artisti tra coloro che avevano presentato domanda per avere il contributo economico, monitorandone il comportamento e raccogliendo dati.
Considerato che l’instabilità economica è da sempre uno dei principali ostacoli per chi lavora nelle arti, spesso costretto a svolgere più lavori per sostenersi, il reddito di base ha rappresentato una vera e propria svolta per gli artisti selezionati permettendogli di pianificare progetti a lungo termine, di dedicare più tempo alla ricerca e alla sperimentazione, di rischiare, di rafforzare i legami con le comunità locali attraverso laboratori, eventi e collaborazioni.
L’esperimento, sostenuto dal Ministero della Cultura, è stato pensato non come un semplice aiuto economico, ma come un investimento strategico. Naturalmente non sono mancate le polemiche: alcuni hanno criticato la casualità nella selezione e la sostenibilità del programma, altri sottolineano che il reddito di base, pur significativo, non sostituisce politiche strutturali per il settore culturale.
Arti visive, teatro, letteratura, musica, danza, opera, cinema, circo e architettura sono le discipline coperte dal programma che prevede un contributo settimanale di circa 325 euro che sarà destinato, questa l’intenzione, a un numero sempre maggiore di artisti selezionati secondo criteri non ancora noti. Un gesto politico e culturale che riconosce finalmente il valore del tempo dedicato alla creazione e alla ricerca artistica.
Nonostante le critiche, la verità è che l’Irlanda ha compreso che la cultura non è un bene accessorio ma un motore economico e sociale e sta tracciando una strada nuova puntando sugli artisti come investimento culturale, sociale ed economico. Con la sua decisione di rendere definitivo il BIA, il Paese diventa un esempio che però, con ogni probabilità, non sarà seguito da molti.

