Lia Courrier : “Vi racconto dei Maestri che non conosco personalmente ma che mi piace ascoltare”

di Lia Courrier
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La maldicenza è una vera e propria afflizione mentale.

Parlare male degli altri è un’abitudine che fa male principalmente a chi la pratica ma purtroppo, almeno in Italia, questa piaga purulenta sembra essere diventata lo sport nazionale, specie tra gli utilizzatori di Facebook che, mi duole dirlo, sono per la maggior parte della mia generazione.

Ogni singolo post pubblicato raccoglie solo critiche distruttive, nessuno è più libero di esprimere un’opinione o mostrare il proprio impegno in qualsivoglia attività senza tirarsi addosso la macchina del fango.

L’ambiente della danza non fa eccezione, si critica tutto e tutti, si spara a zero sul chiunque abbia l’ardire di condividere contenuti. Spesso i raid al vetriolo più accaniti provengono da coloro che non si espongono mai ma bazzicano in rete solo per sfogarsi sul web, come se le persone fossero dei secchi in cui vomitare i propri problemi e le proprie frustrazioni. C’è ancora chi spende tempo a criticare i talent televisivi e gli insegnanti che compaiono in queste trasmissioni, con il solo effetto di dare importanza a qualcosa che non ne ha alcuna, si parla del nulla, del resto di niente.

Sì, lo so cosa state pensando, cari miei lettori, anche io a volte sono molto critica su certe questioni, ma di solito la mia indignazione si posa laddove vedo opportunità mancate o un certo potere che viene utilizzato solo per accrescere il proprio ego e non per sostenere una causa comune. È molto probabile che in un lontano passato sia caduta nella pratica della maldicenza, una trappola cui a volte è difficile sottrarsi, ma oggi adoro sostenere i colleghi, il loro lavoro e le loro proposte, perché ognuno di noi è così unico e diverso che insieme rappresentiamo una ricchezza immensa.

Quest’oggi vi parlo dei maestri che seguo su Instagram, i cui contenuti mi hanno più volte ispirata, divertita, nei quali mi sono rispecchiata e a volte anche non mi sono trovata d’accordo pur comprendendone il punto di vista.

Primo tra tutti Run Quiao Du (@runquiaodu) nato a Shangai e poi ballerino al Washington Ballet e nella compagnia della mitica Suzanne Farrell dopo, con cui ha esplorato il repertorio Balanchiniano. Da molti anni è un insegnante di tecnica, sia maschile che femminile, coreografo, preparatore tecnico e artistico per alcuni dei più importanti concorsi dedicati alla danza classica. Dal suo profilo condivide parte del suo lavoro meticoloso, fatto di esperienze così diverse, a cavallo tra Vaganova e Balanchine. La sua sintesi è sempre puntuale e precisa, le correzioni che consegna ai suoi studenti vanno dritte al punto con effetto immediato. È un piacere ascoltarlo, anche negli incontri-conferenza in cui affronta gli aspetti più psicologici che il mestiere dell’insegnante porta ad affrontare, scegliendo le parole con grande cura ed efficacia. Un vero Maestro.

Nutro molta stima anche per Shane Wuerhner (@athletistry), ballerino professionista che poi ha scelto di approdare a ruoli dirigenziali nel settore. Inizia gli studi alla Kirov Academy of Ballet, conquistando un diploma con il massimo dei voti, per poi esibirsi con diverse importanti compagnie negli Stati Uniti e anche in Europa. Shane è anche personal trainer e questo bagaglio, insieme all’esperienza come ballerino, rappresenta il cuore del suo lavoro con Athletistry, condiviso attraverso il suo profilo Instagram (che vanta oltre 70mila followers). La sua conoscenza approfondita del corpo umano e della biomeccanica fanno di lui un dispensatore di preziosi consigli e anche piccoli programmi di allenamento per sviluppare particolari competenze. Il suo senso dell’umorismo (sul suo profilo nella descrizione compare un: “The Bald Ballet Coach”) porta leggerezza anche nelle classi, di cui si vedono degli stralci, in cui gli allievi sembrano davvero divertirsi imparando. Le sue ginocchia incredibilmente iperestesie lo rendono un maestro da seguire assolutamente per chiunque presenti questa caratteristica morfologica.

Da non molto seguo con grande piacere anche il profilo di Martin Howland (@howlyballet), formato al Royal Ballet per poi danzare letteralmente in tutto il mondo,  esplorando anche vari linguaggi espressivi oltre a quello del balletto. Le persone dicono di lui che da sempre è un bravo divulgatore, quindi è stato naturale e progressivo il passaggio dalla scena alla veste di insegnante. Sul suo profilo lo possiamo vedere con i suoi allievi piccolissimi e anche con i più grandi. Le sue sequenze sono davvero matte e creative, il suo modo di introdurre i concetti fondamentali attraverso il soma, con esercizi specifici per sviluppare coordinazione e chiarezza nelle azioni, il modo di usare la musica, di motivare i ragazzi a cimentarsi con azioni tecniche anche difficili ma con lo spirito del gioco, è meraviglioso. L’algoritmo mi ha portata sul suo profilo e da lì non mi sono più persa neanche un contenuto.

Non può mancare in questa lista il meraviglioso lavoro di Daniel Owoseni Ajala, fondatore della Leap Of Dance Academy, in Nigeria (@leapofdanceacademy). Daniel è un autodidatta che ha scoperto la sua passione nel 2009 tramite YouTube, e da quel momento ha sfidato ogni convenzione sociale per inseguire la sua visione: usare il balletto per dare potere alle comunità svantaggiate.
Tutti ricorderete il video del bambino che danzava sotto alla pioggia, a piedi nudi, libero come il vento, la gioia in ogni singolo atomo del corpo. Quel video è stato l’inizio di un’avventura straordinaria di trasformazione e amore che ha portato oggi l’accademia di Daniel ad avere un pavimento su cui danzare, delle sbarre e uno spazio dedicato dove i ragazzi si allenano ogni giorno e qualcuno di loro ha anche coronato il proprio sogno studiando in progetti professionali europei.

In barba alle blasonate Accademie, questo grande uomo ci insegna che alla fine ciò che conta davvero è la dedizione, donarsi totalmente all’arte che si è scelta, condividere con gli altri la gioia di danzare. I contenuti del profilo sono un balsamo per il cuore, si percepisce l’amore per ciò che fanno nell’attenzione e la cura con cui sono abbigliati, con cui si impegnano per eseguire correttamente i movimenti sotto la guida del loro maestro. Credo che questa storia abbia commosso tutti per la sua potenza, infatti ne è stato fatto anche un documentario, pluripremiato: “Then Comes the Body” in cui vengono raccontati i progressi e i piccoli grandi traguardi quotidiani, grazie alla pratica autentica e appassionata della danza classica.

L’ultimo profilo di questa lista è quello di Rio Mitani e Christian Martinu (@abstokyo).
Rio nasce a Kobe ma immediatamente si trasferisce in Austria con la famiglia, dove cresce e studia danza alla Scuola di Balletto dell’Opera e al Conservatorio di Vienna. A partire dal 2002 Rio esplora le sue origini giapponesi e così inizia a formulare un metodo didattico e coreografico che rappresenta per lei un incontro tra questi due mondi. La base è Vaganova,  con un occhio di riguardo alle peculiarità fisiche dei suoi studenti. Attualmente il suo centro coreografico, fondato con Martinu, è a Tokyo, dove ha sede anche la loro compagnia.

Il suo è un lavoro di grande ricerca, attenzione meticolosa, esperienza. Le sue correzioni, l’uso di oggetti e props o di esercizi specifici per comprendere i principi basici del balletto, sono per me una grande ispirazione. Rio guida anche delle bellissime classi di interpretazione, attraverso le quali trasmette l’arte della pantomima e della recitazione, oggi grandi scomparse, in cui le allieve e gli allievi sembrano davvero molto bravi e coinvolti.

Ci sarebbero anche molti altri profili interessanti da seguire, ma per questioni di spazio ho dovuto operare una scelta, se foste interessati contattatemi e fatemi richiesta così che possa scriverne in futuro, oppure consigliatemene voi qualcuno.

Foto: Anthony Mmesoma Madu, a sinistra, con i compagni di studio della Leap of Dance Academy, in Ajangbadi, Ojo.
Stephen Tayo for The New York Times

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