Lia Courrier: “Ogni combinazione ha la sua preparazione che contiene già in sé il ritmo e il colore del passo”

di Lia Courrier
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Nella pratica della danza, l’attenzione dedicata alle premesse è un elemento fondamentale, da coltivare con cura: le prove di uno spettacolo, ad esempio, sono le premesse per creare qualcosa di cui il pubblico vedrà solo il risultato finale, ottenuto dopo settimane, mesi di lavoro. La scelta del percorso formativo, altro esempio, è una premessa essenziale che porterà l’allievo a realizzarsi nel linguaggio coreutico più adatto al proprio talento e alla propria personalità. La modalità con cui i danzatori si scaldano, prima di una prova o di uno spettacolo, costituisce una premessa importantissima sulla quale il corpo potrà spingersi nel movimento in modo consapevole e senza il pericolo di infortuni. Tutte queste sono premesse macroscopiche, che a loro volta – come delle scatole cinesi – richiedono altre premesse per poter essere realizzate, sono il risultato di processi lunghi e acquisiti tramite esperienza.

Ma ci sono anche premesse microscopiche, come nella classe di balletto, in cui l’usanza vuole che ogni singolo esercizio si apra con qualche accordo al pianoforte, che funge da accompagnamento per semplici port de bras di posizionamento per l’inizio della danza. Questo breve insieme di eventi viene chiamato, non a caso, preparazione, ed è un momento fondamentale in cui vengono creati i presupposti migliori per una ottimale esecuzione dell’esercizio. Ogni combinazione ha la sua propria preparazione, coerente, che contiene già in sé il ritmo, il colore e lo spirito della danza che precede, così la preparazione per un adagio potrà essere languida e nostalgica come un addio, mentre invece quella per i grand battement sarà solenne e tronfia come un cannone un attimo prima di sparare il colpo, oppure la preparazione per i frappè, allegra ed elettrica. Questo elemento della ‘liturgia’ della lezione, non sempre trova il posto che meriterebbe nelle priorità degli studenti, così mi capita di vederli eseguire la preparazione come una vuota routine, che si fa solo perché si deve, con svogliatezza e imprecisione, a volte addirittura aspettando di udire gli accordi per decidersi a mettersi in quinta posizione e accennare qualcosa che però sembra più un agitato liberarsi da uno sciame di mosche, più che una elegante preparazione, come se quel momento non facesse parte dell’esercizio. Chi studia abitualmente in questo modo fa fatica ad attaccare con decisione il movimento, perché se non ci si è preparati a dovere, il corpo non è pronto a partire brillante. Inoltre, di solito, chi ha delle preparazioni sciatte, tende ad avere anche finali poco precisi, indecisi, claudicanti, che sfumano nel nulla. Peccato, però, che sia da questi dettagli che si può valutare la qualità di un danzatore, proprio dalla cura che mette in ogni aspetto del lavoro: prima ancora degli accordi iniziali della musica, il corpo e la mente sono già totalmente focalizzati su ciò che avverrà un istante dopo. Non esistono strade alternative da percorrere, su questo fronte.

Dentro a questo elemento chiamato ‘preparazione’, trovo sia racchiusa un po’ l’essenza stessa di questa disciplina, fatta di precisione, autocontrollo, amore per le minuzie, dedizione totale ad ogni singolo istante del movimento, in un costante anelare ad una irraggiungibile perfezione, ma senza frustrazione, solo con la consapevolezza che ogni gesto può sempre essere rifinito, migliorato, definito, per farne una storia da raccontare ogni giorno in modo nuovo. Una predisposizione verso qualcosa che potrei definire una purezza formale e concettuale, che è la missione stessa di chiunque abbracci questo linguaggio coreutico. Quando a lezione vedo che gli allievi sono pronti in quinta posizione, in attesa della musica, concentrati su quello che dovranno fare, eseguendo la preparazione con la giusta cura e musicalità, so di aver fatto bene il mio lavoro, perché gli ho trasmesso un principio e un metodo, non solo una tecnica. Anche se dovessero cadere, sbagliare la sequenza o fare cilecca con la memoria, infatti, potranno sempre fare affidamento alla qualità di quell’istante di concentrazione, e tornarci, recuperare quella attenzione per lasciare che il corpo prenda le giuste decisioni, trovando una via d’uscita da ogni eventuale intoppo o errore. La preparazione, non organizza solo il corpo per l’esecuzione della combinazione, ma predispone soprattutto la mente, un istante di silenzio prima di parlare durante il quale ascoltare il proprio essere, nella sua interezza, raccogliersi e focalizzarsi verso gli obiettivi che via via si succedono durante la lezione, dai pliés fino al grande allegro finale.

Se già alla sbarra è importante eseguire con cura ogni preparazione, in centro diviene essenziale, perché qui tutto diventa estremamente rapido e dinamico.  Nello spazio, in cui sono presenti anche gli altri, i gruppi si susseguono sempre più velocemente, per questo è importante essere chiari sul QUANDO e sul DOVE si vuole partire per la propria esecuzione. Invito sempre a rimanere attivi e presenti durante la classe, anche quando non si sta facendo l’esercizio in prima persona, per rendersi conto di come lo spazio cambia e si libera man mano che il gruppo precedente attraversa la sequenza, poiché con questa attenzione si riuscirà a cogliere l’occasione per prepararsi in tempo, nel luogo giusto, prendendo una decisione che chiarisca le proprie intenzioni a sé stessi e a tutti gli altri. Questo garantisce una partenza congrua, musicale, incisiva, permettendo agli altri danzatori presenti in quel gruppo di organizzare gli spazi.

Personalmente trovo irritante condividere la lezione con chi si posiziona da una parte, per poi cambiare idea, spostandosi un secondo prima di partire, mettendosi magari ad un centimetro da te e costringendoti a spostarti a tua volta o a rinunciare a partire. Oppure con chi indugia troppo e poi si aggiunge all’ultimo in un posto a caso, compromettendo la tranquillità del gruppo e scatenando un effetto domino, che toglie la possibilità a chi si era preparato per tempo di partire concentrato. I più molesti credo siano i cerimoniosi che invitano sempre tutti ad andare avanti, o quelli che sono nelle file dietro e chiedono a tutti di spostarsi, arrogandosi il diritto di gestire gli spazi altrui.

Ognuno nella classe è responsabile non solo per sé ma anche per gli altri, per questo motivo una buona preparazione è utile non solo alla danza, e alla musicalità di questa, ma anche alla convivenza.

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