Lia Courrier: “L’anatomia variabile e la mancanza di en dehors”

di Lia Courrier
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L’anatomia variabile mi riporta ai bei vecchi tempi in cui nelle aule di biologia erano presenti scheletri veri, e non i modelli di resina a cui siamo abituati oggi, spesso perfettamente integri, senza asimmetrie e con proporzioni ideali. Entrare a contatto con reperti veri, per quanto macabro possa sembrare a qualcuno, ci mette nelle condizioni di toccare con mano quanto ognuno di noi sia un progetto unico e irripetibile di Madre Natura.

Più o meno lo stesso numero di ossa per tutti (qualcuno, ad esempio ha una vertebra in più nel coccige), ma forme profondamente diverse, che rispondono a storie e genetica differenti. Dovremo sempre tenere a mente che in virtù dell’anatomia variabile, i corpi godono di un diverso assortimento di mobilità e stabilità articolari, mentre la tecnica (quella del balletto, ma potremmo estendere a qualsiasi tecnica corporea) richiede, senza distinzione alcuna, una serie di azioni specifiche da compiere e una data escursione di movimento. Bene, e chi non possiede queste caratteristiche? Ok, la forza si può sviluppare con un allenamento funzionale, ma quando il design delle nostre ossa non consente quel range di movimento? Quando un movimento estremo ci porta ad incontrare una compressione ossea, è pericoloso forzare, perché se non ci lesioniamo quella parte, il carico di forze in eccesso andrà a danneggiare l’articolazione adiacente.

Un esempio classico? La mancanza di en dehors, di rotazione esterna dei femori: normalmente i miei allievi che non possiedono questa caratteristica si sentono degli sfigati universali, forse credono di dover pagare un prezzo per colpe commesse nelle vite precedenti, si guardano i piedi in prima posizione con la stessa espressione di una Maddalena penitente. Sappiate che chi nasce con anche spaziose non ha alcun merito, se non quello di aver vinto la lotteria della genetica, nel caso voglia danzare, perché se uno nasce con le anche spanate e fa l’idraulico o l’impiegato di banca, se ne fa poco di questo tesoro, e anzi, forse non scoprirà mai neanche di possederlo.

Anziché sottoporci a pericolose sedute di contorsionismo, per cercare di forzare le anche con un piede di porco, possiamo invece dedicarci a potenziare i rotatori del femore, per utilizzare al meglio ciò che possediamo già, con intelligenza e rispetto nei confronti del corpo, che certo si può plasmare, ma fino ad un certo punto.

Le ginocchia ringrazieranno perché non dovranno farsi carico di torsioni conflittuali al loro interno.

E ameremo la classe di balletto!

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