Leone d’oro a Venezia. La carriera di Julie Andrews oltre Mary Poppins

di Fabiola Di Blasi
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Venezia – Lo scorso 2 settembre, in occasione della 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Julie Andrews ha ricevuto il Premio alla carriera. L’attrice inglese, oggi 83enne, il cui vero nome è Julia Elizabeth Wells, protagonista di numerosi successi internazionali, ha dichiarato “Sono molto onorata di essere stata scelta per il Leone d’Oro alla carriera di quest’anno. La Mostra del Cinema di Venezia è da lungo tempo considerata uno dei più stimati festival internazionali.” 

La Andrews, pur essendo nell’immaginario comune la tata più famosa della storia del cinema, ruolo che le è valso un Oscar, un Golden Globe e un premio BAFTA, è già una stella di Broadway quando nel 1964 esce  “Mary Poppins” di cui vi ho parlato nella rubrica La danza nel cinema (al link www.dancehallnews.it/la-danza-nel-cinema-mary-poppins-dal-libro-al-film-al-musical-con-lo-stesso-successo). La sua carriera, infatti, inizia molto presto: di famiglia povera, figlia di due musicisti, debutta a Londra nei teatri del West End e le sue doti vocali e interpretative la portano ad essere a 13 anni la piu’ giovane solista di una Royal Command Variety Performance e, a 19 anni, sui palchi di Broadway come protagonista, tra gli altri, del famoso musical My Fair Lady, che nella versione cinematografica viene assegnato a Audrey Hepburn. È solo dopo aver perso questa chance che la Andrews accetta Mary Poppins, il suo primo film. Aveva 27 anni. Seguono altri successi come Tutti insieme appassionatamente (1965), tra i film con maggiori incassi nella storia del cinema, e Il sipario strappato (1966) che la rendono l’attrice più richiesta e pagata nella Hollywood degli anni sessanta.

Non accettando di scendere a compromessi e di recitare sempre gli stessi ruoli, Julie Andrews si reinventa personaggio televisivo e scrittrice di libri per bambini. Co-conduce The Julie Andrews Show con Gene Kelly e nel 1969 il programma An Evening with Julie Andrews and Harry Belafonte. Nel 1972 ha il suo show in onda sul canale ABC, The Julie Andrews Hour, che vince sette Emmy Awards ma dura una sola stagione. Negli anni ottanta accetta di partecipare a molti film di rottura; indimenticabile in Victor Victoria (1982), diretto dal secondo marito Blake Edwards, in cui interpreta una cantante che, pur di avere una scrittura, finge di essere un nobile omosessuale e si esibisce come drag queen nei locali parigini degli anni ’30. E’ il momento in cui diventa icona gay.

“Da un lato sono un’icona gay e, dall’altro, ricevo l’approvazione di nonne e genitori (…). Non ho mai capito cosa renda qualcuno un’icona gay perché ce ne sono di tipi talmente diversi (…) ad ogni modo è una cosa che mi lusinga molto. Sono sempre stata un’alleata dei movimenti LGBT.”

Il punto piu’ difficile della carriera della Andrews arriva nel 1997 quando un’operazione sbagliata alle corde vocali, compromette la sua voce di cantante (incidente per cui ottiene un risarcimento di 20 milioni di dollari). Nonostante questo, dal 2000 l’attrice torna al cinema e lavora anche come doppiatrice in produzioni di successo come Shrek, Cattivissimo Me e Aquaman.
Sempre nel 2000, Julie Andrews riceve la nomina di Comandante dell’Ordine dell’Impero britannico (DBE) per servizi alle arti dello spettacolo dalla regina Elisabetta II, a Buckingham Palace. E’ poi tra gli invitati dei festeggiamenti del Queen’s Golden Jubilee e in un sondaggio del 2002 promosso dalla BBC appare tra i “100 Greatest Britons” scelti dai cittadini. Nel 2009 il Times la inserisce tra le 10 migliori attrici inglesi di tutti i tempi. Nello stresso anno riceve il George and Ira Gershwin Award for Lifetime Achievement in Music. Nel 2016 cura la regia di una gloriosa produzione di My Fair Lady (sempre sold out) per Opera Australia alla Sydney Opera House. Nel 2018 rifiuta un cameo in Mary Poppins Returns per non rubare la scena a Emily Blunt.

E’ davvero difficile elencare tutti i momenti importanti della carriera di Julie Andrews senza dimenticarne qualcuno

A Venezia, la decisione è stata presa dal Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, che su proposta del Direttore della Mostra Alberto Barbera con la seguente motivazione: “Affermatasi sin da giovanissima sulle scene del music hall londinese e, in seguito, a Broadway grazie alle sue doti canore e interpretative fuori del comune, Julie Andrews deve allo straordinario successo del suo primo film hollywoodiano, Mary Poppins, il conferimento dello statuto di star di prima grandezza, immediatamente bissato da un altro memorabile film, Tutti insieme appassionatamente, per lungo tempo ai primi posti dei film più visti della storia del cinema. I due ruoli la proiettano nell’empireo delle dive internazionali, facendone il personaggio iconico adorato da intere generazioni di spettatori, senza tuttavia esaurire l’ampiezza e la portata della sua carriera artistica.  Al di là del fatto che sia possibile una diversa lettura dell’immagine generata dai suoi due film più famosi – sottolineando la valenza trasgressiva dei personaggi della governante  piuttosto che il loro apparente conservatorismo – va ricordato come la stessa Andrews abbia significativamente contribuito ad evitare il rischio di rimanere imprigionata nel ruolo di icona del cinema famigliare, scegliendo di cimentarsi in ruoli di volta in volta drammatici, apertamente provocatori o intrisi di graffiante ironia. È il caso, per esempio, di Tempo di guerra, tempo d’amore, di Arthur Hiller, e dei numerosi film diretti dal marito Blake Edwards, con il quale diede vita a un sodalizio artistico tra i più profondi e duraturi, che ricordiamo come uno stupendo esempio di fedeltà umana e professionale a un affascinate progetto estetico capace di prevalere sull’esito commerciale dei singoli film. Il Leone d’Oro è il riconoscimento doveroso di una carriera straordinaria che ha saputo ammirevolmente  conciliare il successo popolare e le ambizioni artistiche senza mai scendere a facili compromessi”.

La Andrews ha avuto una carriera lunga 70 anni condivisi con i piu’ grandi nomi della storia dello spettacolo dell’ultimo secolo. Oltre ad essere una star del cinema è anche un’icona culturale, specialmente nei Paesi anglosassoni. Ha una sua stella sull’Hollywood Walk of Fame, al 6901 dell’Hollywood Boulevard. Oggi segue progetti dedicati all’infanzia e su Netflix va in onda col programma per bambini Julie’s Greenroom. Con la figlia Emma Walton Hamilton, da 20 anni pubblica una collana di libri per l’infanzia: The Julie Andrews Collection. Ad oggi hanno sono usciti più di trenta volumi.

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