Intervista a Gianluca Schiavoni: “Come sarà la mia Alice in Wonderland”

di Francesco Borelli
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Dopo le esperienze scaligere anche il Teatro di San Carlo ospita una tua coreografia. Una carriera in ascesa, colma di straordinarie possibilità.

Sono molto felice che un Teatro così bello e di antica tradizione mi abbia offerto questa possibilità. Detto ciò, ” Alice in wonderland” non sarà un parto facile.  Il poco tempo a disposizione a causa dei numerosi impegni presi dalla compagnia durante il periodo di prove ha reso la lavorazione non semplice. Tuttavia l’impegno dei danzatori e dei miei collaboratori incomincia a dare i suoi frutti.

Ci parli della tua Alice in Wonderland?

La mia Alice è, a tutti gli effetti, una ragazza di oggi; colma di curiosità è alla ricerca di nuove avventure ed è pervasa dalla voglia di scoprire nuove cose e soprattutto divertirsi. In virtù di queste sue caratteristiche avrà inizio un viaggio tutt’altro che reale durante il quale incontrerà i personaggi che l’autore del libro, Lewis Carrol, ha delineato in modo memorabile e che sono entrati ormai nell’ immaginario collettivo. Alla fine di questo viaggio la stessa Alice non saprà se ciò che ha vissuto sia stato un sogno o la realtà.

Che cosa differenzia questa versione del balletto dalle altre esistenti?

La cosa principale che, mi auguro sia il tratto distintivo rispetto alle altre versioni, credo si trovi nell’unione tra un linguaggio neoclassico e uno più strettamente contemporaneo. Fusione che è possibile riscontrare spesso durante la visione del balletto e che mi ha dato la possibilità di raccontare la storia e allo stesso tempo di esprimere tale racconto in modo fresco, veloce, attuale.

Qual è stata la risposta del corpo di ballo San Carliano rispetto alla tua poetica coreografica?

Direi molto positiva. Sebbene non sia una compagnia avvezza alla creazione, posso confermare che l’approccio è stato ed è di grande entusiasmo e partecipazione. Soprattutto nel cimentarsi nelle parti dove il linguaggio neoclassico cede il passo a una cifra più propriamente contemporanea.

Che tipo di balletto dobbiamo aspettarci?

Questa è una buona domanda. Si tratta di uno spettacolo molto articolato. Mi spiego. Il primo atto conta numerosi cambi di scena e il ritmo che è imposto alla narrazione è decisamente sostenuto. Inoltre il massiccio utilizzo delle proiezioni che, riconosco essere di grande pregio, deve essere armonizzato con i costumi dei danzatori e le scenografie reali. Il tutto scandito con la precisione di un orologio svizzero dalla musica che è stata scelta con cura per adattarsi quanto più possibile alla storia. Tutto ciò mi lascia pensare che non sarà per nulla una passeggiata. Ma confido nella professionalità del mio team e delle maestranze San Carliane. Poi come si dice, il tempo non è mai abbastanza…

Che aspettativa hai rispetto alla messinscena di questo nuovo balletto?

Non ho aspettative particolari. Mi auguro solo risulti un’opera capace di appassionare grandi e piccoli. Un viaggio nella fantasia e nelle meraviglie che sono in ciascuno di noi, basta solo aprire gli occhi del cuore. Gli ingredienti ci sono tutti… credo.

Splendida protagonista sarà Alicia Amatriain. Che cosa darà alla tua Alice?

Alicia è una danzatrice di grande pregio, con un forte istinto e inesauribile entusiasmo. Credo che grazie a queste sue caratteristiche riuscirà a coinvolgere il pubblico che avrà il piacere di ammirarla. Anche per lei sarà una prova non facile considerando il numero dei soli che dovrà affrontare e la continua presenza in scena indispensabile allo svolgimento della storia. Tuttavia è il simbolo di una gioventù forte, curiosa e che deve trovare il coraggio di credere nel futuro non pensando che le meraviglie siano solo un sogno o un’illusione.

Che rapporto hai col Direttore del corpo di ballo del San Carlo Giuseppe Picone?

Direi di reciproca stima. Sebbene i suoi impegni siano molteplici, Giuseppe si è dimostrato sempre disponibile e pronto a risolvere quanto fosse nelle sue possibilità. Inutile negare le evidenti difficoltà in cui si trova il teatro in cui opera. Difficoltà che a mio parere non sono sempre giustificabili dalla mancanza di risorse. Detto ciò, la sua presenza è costante e il suo contributo sempre ben accetto. Nonostante il progetto sia stato voluto da Lienz Chang che ben due anni fa m’invitò a presentare il progetto, cosa per cui sento il dovere e il piacere di ringraziarlo, Giuseppe l’ha preso con sé sostenendolo per tutto il tempo necessario. Ancora oggi era in sala offrendo il suo supporto e la sua professionalità.

Come consideri l’apporto dato da Giuseppe Picone al corpo di ballo del Massimo Napoletano?

Le cose anche se lentamente stanno cambiando e credo, e spero, che la sua visione possa al fine portare i risultati che tutti ci aspettiamo. Risultati che possano risollevare la compagnia partenopea e riconfermare la sua posizione di prestigio per la nostra storia e la nostra cultura. Purtroppo, come ben sappiamo, la situazione delle compagnie in Italia è drammatica. Dopo la chiusura del corpo di ballo di Verona è difficile riuscire a pensare positivo. Tuttavia, dove possibile, i tentativi vanno fatti e se la politica e le istituzioni saranno lungimiranti, magari, anche se non a breve a termine, un’inversione di tendenza è auspicabile.

Quali sono i progetti successivi alla messinscena di Alice In Wonderland?

Dopo Alice spero di avere la conferma per poter intraprendere una nuova avventura. Come sai non amo anticipare titoli di cui non sia certa la realizzazione. Chiamala scaramanzia o semplicemente prudenza. Un ringraziamento speciale ai miei collaboratori: la costumista Simona Morresi, lo scenografo Andrea Tocchio, il video artist Sergio Metalli e la mia preziosissima assistente Laura Caccialanza.

E grazie a te per il tempo e lo spazio che ci dedichi

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