In scena il “Napoli Ballet Gala” per la Costa d’Avorio

di Massimiliano Craus
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Al Teatro Mediterraneo venerdì 8 novembre si celebra la danza internazionale con il “Napoli Ballet Gala” diretto da Gennaro Carotenuto (Accademia del Balletto di Pompei) ed Andrey Lyapin (Moscow Ballet La Classique di Mosca). L’apertura del sipario alle 21 segnerà la conclusione in scena di un progetto ben più ampio, cominciato dalla sete di tremila abitanti di Broudoumé, in Costa d’Avorio, proseguito nelle sale di danza con Francesco Capuano e ben trenta giovani talenti campani per culminare con la serata di gala e la parata di stelle di venerdì 8 novembre al Teatro Mediterraneo. Mediterraneo, o Mare Nostrum che si voglia, pare proprio sintetizzare in sé il concetto che la danza può sconfiggere la paura dello straniero, ovvero il sottotitolo scelto per questo gala dalle mille sfaccettature. In buona compagnia dei due attori-ciceroni d’eccezione Luigi Cesarano e Lello Muollo accompagneranno gli spettatori in un’esperienza unica, coinvolgendo il pubblico nell’atmosfera festosa del gala e della tradizione popolare napoletana.

Cominceremo dalla fine dello spettacolo, ovvero dalla coreografia di Francesco Capuano “Sognatori”, di cui lo stesso autore ha voluto spiegarci la genesi e la messinscena: viaggiare, migrare, cambiare, ha sempre fatto parte della storia dell’uomo  e della sua natura nomade; nei secoli infatti ha cercato durante la sua vita di esplorare nuovi orizzonti, nuove terre dove poter costruire un futuro migliore, luoghi dove poter rifugiarsi da guerre lontane o semplicemente nuove posti da esplorare. Il viaggio ha sempre rappresentato l’emblema del cambiamento, ed è oggi più che mai attuale, in un mondo in pieno movimento, frenetico, instabile. “Sognatori” vuole soffermarsi proprio su questo: sull’aspetto emozionale del viaggio, sul bagaglio di paure, incertezze che ognuno di noi porta con se , ma anche sulle speranze e sui sogni di chi deve lasciare la propria terra e le proprie origini verso un futuro ancora da conoscere.

Chiudere il gala con un coreografo nostrano è la sintesi di tutte le sintesi, soprattutto se si pensa alla provenienza degli artisti in scena al “Napoli Ballet Gala”. Dalle compagini del Teatro Mariinsky al Teatro Mikhailovsky, dal Teatro Kremlin al Grigorovich Ballet per finire al Teatro di San Carlo di Napoli, ultima tappa di un programma davvero eterogeneo per tutti i gusti.

A cominciare dall’ l’Ouverture tratta dalla “Rumba degli Scugnizzi”, con il Corpo di Ballo dell’Accademia del Balletto Pompei e le coreografie di Enrico Fioretti. A seguire il pas de deux del secondo atto di ”Swan Lake” interpretato dai principal dancers del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo Oksana Bondareva e Andrey Ermakov con le coreografie di Lev Ivanov. Il programma prevede anche il pas de deux di “Diana and Acteon” con Ekaterina Pervushina e Dmitry Prusakov nella versione coreografica di Agrippina Vaganova. Non mancherà la sorpresa del Tango from the ballet “Golden Age”, con in scena Marina Fadeeva e Vladimir Morozov, griffato dallo storico direttore del Teatro Bolshoii di Mosca Yuri Grigorovich. Il grande repertorio sarà proposto al pubblico attraverso il pas de deux “Pas d’esclave”, nuovamente con le esibizioni di Ekaterina Pervushina e Dmitry Prussakov, nella coreografia di Marius Petipa e con il grand pas de deux “Don Quixote” con le stelle Oksana Bondareva ed Andrey Ermakov nella versione di Alexander Gorsky. Tornerà “The Legend of Love” con l’adagio Mehmene Banu and Fehrad con il duo composto da Marina Fadeeva e Vladimir Morozov ancora con la mano di Yuri Grigorovich. Seguiranno “Spring Water”, sempre con Marina Fadeeva e Vladimor Morozov, nella coreografia a quattro mani di  Marius Petipa e Vasily Vainonen prima del classicissimo ed italianissimo grand pas de deux tratto da “Lo Schiaccianoci” di Giuseppe Picone con i due interpreti del Teatro di San Carlo di Napoli Claudia D’Antonio e Salvatore Manzo.

Ma chi meglio di Gennaro Carotenuto ed Andrey Lyapin possono spiegare il valore di questo gala? Di loro pugno, i due direttori artistici fanno notare che gli artisti, già sensibili al tema dell’integrazione e dell’accoglienza, si sono da subito dichiarati disposti a partecipare all’evento, diventandone i protagonisti, entusiasmandosi all’idea della collaborazione funzionale a dare concretezza a un progetto di beneficenza, che riguardi una terra anche diversa dalla loro area di provenienza, consapevoli del fatto che la liberazione dalle sovrastrutture mentali, suscettibili di forzare cose e persone in categorie falsate e luoghi comuni, renda tutti noi integrati e felici, parte di una comunità cosmopolita (che Napoli già rappresenta), recuperando all’umanità dignità e decoro.

E’ così che il Teatro Mediterraneo di Napoli assume l’accezione di Mare Nostrum, proprio come nelle corde di Gennaro Carotenuto ed Andrey Lyapin che a più riprese ricordano la tragedia di Broudoumé: in quella cittadina vivono più di tremila persone che utilizzavano quattro pompe idrauliche per l’acqua che serve per vivere, lavorare, irrigare.
Le pompe furono realizzate nel 1978 ma dal 2000 non funzionano più. Da diciannove anni gli abitanti sono costretti ad attingere acqua all’unica fonte naturale che viene utilizzata per tutti gli usi: questa fonte dista tre chilometri e nessuno ne ha certificato la potabilità. Il nostro obiettivo è ripristinare le quattro pompe. Ed è per questa ragione che ricordiamo che questo spettacolo è funzionale a far fronte a queste impellenti necessità, con l’invito esteso a tutti gli appassionati della grande di acquistare gli ultimissimi biglietti sui circuiti
www.go2.it e www.tktpoint.it

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