In dialogo con Alekseij Canepa: la danza, i progetti, l’impegno politico

Giovane ma con le idee chiare, Canepa presenta una replica del suo spettacolo il 2 maggio e pensa già al futuro

di Fabiola Di Blasi
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Dopo il successo di Marzo, lo spettacolo “SUR/REALE 2” della Kseij Dance Company torna in scena il 2 Maggio al Teatro StradaNuova di Genova alle ore 20.00. La compagnia a progetto propone al pubblico quattro coreografie diverse della durata di 15/20 minuti ciascuna tre delle quali, “TRAVELNERDS”, “ODI et AMO” e “BOLERO” sono firmate da Alekseij Canepa, mentre “A.D” è una creazione del coreografo francese Khaled Idriss Abdulahi, vincitore del Bando per giovani coreografi under35 che la Kseij Dance Company organizza ogni 2 anni. Lo spettacolo “SUR/REALE 2” vuole portare il pubblico in un mondo dove la realtà è l’irreale si intersecano tra loro conducendo quasi ad un universo parallelo. Biglietti: 3496753561, [email protected]

Alekseij Canepa, classe 1994, nasce a Genova e studia presso lo Studio Danza Alla Poilova per poi perfezionarsi all’Art Center of Contemporary Dance di Alex Atzewi. Successivamente lavora come ballerino in Italia per Alex Atzewi e Matteo Levaggi mentre all’estero per la Budapest Dance Theatre, Delattre Dance Company, LandesTheater Detmold e Theater Ulm. Da diversi anni è direttore artistico della Kseij Dance Company di Genova e collabora con varie realtà italiane e internazionali come coreografo e docente. È vincitore del premio Miglior Talento consegnato dal Maestro Mario Porcile e vincitore del premio Miglior coreografo al Festival di Danza Contemporanea a Perm, Russia. www.alekseijcanepa.com

Aleksej, la tua professione di danzatore si è svolta per lo più all’estero, giusto? Che ricordi hai di quegli anni e cosa pensi che abbiano aggiunto al tuo bagaglio?
Si, ho fatto ben 10 anni di lavoro all’estero. Ho iniziato con la Budapest Dance Theater in Ungheria con la quale ho avuto modo di girare il mondo e ballare produzioni di repertorio NDT. Mentre in Germania ho lavorato per diverse compagnie e teatri, scoprendo un sistema culturale efficiente e di grande spessore. Gli anni passati alla Delattre Dance Company con la direzione di Stephen Delattre, sono stati i più intensi e significativi. È stata un’esperienza unica che mi ha permesso di scoprire nuovi aspetti di me come danzatore e come persona.
Presso le altre realtà, invece, ho avuto modo anche di vedere e imparare come funziona l’intero sistema teatrale, oltre ad aver avuto esperienze danzanti di grande impatto.

Come sei passato da danzatore a coreografo?
Ho sempre avuto una propensione e curiosità verso la coreografia, infatti ho iniziato a creare, ricercare e sperimentare quando avevo solo 15 anni. Anche se mi sono dedicato alla mia vita da danzatore, ho sempre avuto il bisogno di esprimermi anche attraverso la coreografia, quindi ho sempre coltivato anche questo mio lato creativo, finché ha superato la parte da danzatore. Perciò ho deciso di lasciare il teatro di Ulm, in Germania, dove lavoravo come ballerino, per iniziare una carriera da coreografo freelance. Ho corso un rischio grande a lasciare un posto di lavoro sicuro, ma il bisogno di dedicarmi alla coreografia non poteva essere ignorato.

Ci sono stati degli incontri, negli anni della formazione e del lavoro che ti hanno segnato e ispirato? Quali sono i tuoi modelli di riferimento, se ci sono?
Devo dire che Stephen Delattre mi ha dato davvero tanto negli anni in cui ho lavorato prima come ballerino e poi come coreografo ospite della Delattre Dance Company. Da lui ho potuto vedere e imparare che anche quando si hanno poche risorse, con impegno, costanza e determinazione si possono fare grandi cose. A livello artistico, invece, devo dire che tutti i coreografi e anche ballerini con cui ho lavorato e collaborato hanno lasciato qualcosa di loro nel mio bagaglio artistico. Sono riuscito ad assorbire molte cose da tante personalità diverse che hanno aiutato a costruire l’artista che sono ora, anche se sempre in evoluzione.

Di cosa ha bisogno, a tuo avviso, il settore cultura-spettacolo in Italia per essere riconosciuto da tutti come ambito di lavoro e non solo come passatempo? Sappiamo bene quanta preparazione, impegno e passione ci siano dietro i mestieri dello spettacolo ma molti non riescono a sostenersi con queste professioni e spesso devono fare due lavori oppure cambiare settore…
Il settore cultura-spettacolo in Italia ha un potenziale enorme, ma continua a essere visto da molti come un passatempo e non come una vera professione. Questo porta migliaia di artisti e tecnici a dover lasciare il settore o affiancare altri lavori per sopravvivere.
Eppure il nostro Paese, ricchissimo di storia, arte e talento, potrebbe vivere di cultura, se solo ci fossero investimenti, tutele e una maggiore consapevolezza del valore di questi mestieri. Ogni talento che perdiamo è un’occasione sprecata. Purtroppo l’Italia è rimasta tanto, troppo indietro su questo aspetto e lo trovo un grande peccato. Senza andare troppo lontano, solo a comparare come un’artista viene trattato in Germania rispetto all’Italia, si trovano differenze abissali.

Recentemente hai condiviso la notizia della tua candidatura politica su Genova, una città in cui da sempre c’è grande fermento culturale ma in cui è difficile realizzare le più semplici iniziative per via di poco ascolto, troppi ostacoli, scarsi investimenti… Che cosa ti ha spinto verso questa decisione e cosa proponi per cambiare le cose?
Sono tornato a Genova nell’agosto 2024 dopo anni passati all’estero, e ho trovato una città molto diversa da quella che ricordavo da adolescente. Più chiusa, più spenta, con tanta bellezza ma poca energia, soprattutto sul piano culturale. Questo impatto mi ha spinto a voler fare qualcosa, anche nel mio piccolo. Ho iniziato a promuovere e organizzare eventi culturali, convinto che la cultura debba tornare ad essere un fulcro della nostra società, un motore capace di rianimare la città, creare connessioni e generare nuove opportunità. È da qui che nasce la mia scelta di candidarmi: perché Genova ha bisogno di visione, ascolto e coraggio. E perché credo che cambiare sia possibile, partendo proprio dalla cultura. Ho deciso di candidarmi per il Municipio VI medio ponente per iniziare a smuovere le cose sia a livello culturale sia a livello sportivo. La candidatura di Silvia Salis, che oltre ad essere una grande leader è anche una grande sportiva, mi ha dato la forza e la convinzione di propormi e di provare a riportare l’arte al centro dei discorsi politici. Mi ritrovo molto nel suo mindset sportivo dove ci si pone un obiettivo e si lavora al meglio per raggiungerlo, ignorando o superando qualsiasi ostacolo si incontri sul proprio percorso.

Pensi che un giovane, in un Paese che non sostiene a sufficienza, possa riuscire a fare la differenza? Quali sono le qualità che si devono avere per far incontrare cultura e politica senza rimanere vittima dei giochi di potere a cui ci ha abituato la classe politica italiana?
Sì, un giovane spero e credo che possa fare la differenza anche in un Paese che non offre pieno sostegno, ma è una strada difficile, che richiede una forza interiore solida e una visione limpida. Una qualità fondamentale è l’integrità, ovvero la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. Con integrità intendo anche saper costruire reti, collaborare, dialogare e contaminare la politica con il pensiero critico, la bellezza, senza perdere se stessi. Solo così la cultura può diventare motore di cambiamento reale e la politica può tornare ad essere servizio, non carriera. L’Italia ci ha abituato a questi giochi di potere, ma credo sia arrivato anche il momento di cambiare rotta! Ovviamente non è un percorso facile, ci saranno tentazioni e ostacoli, ma se si conoscono la propria persona, i proprio valori e l’obiettivo finale, allora si può arrivare a tutto anche senza scorciatoie.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per il futuro!

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