Spettacolo di danza totalmente nuovo per il Corpo di Ballo e per la platea scaligera, questo Peer Gynt di Edward Clug, ispirato al dramma di Heinrik Ibsen, è un gioiello che arricchisce profondamente il repertorio della compagnia.
Pieno di spunti di riflessione, onirico e poetico, affascinante nell’atmosfera nordica scura e fredda lontana da noi, ma allo stesso tempo così vicino nel raccontare questo personaggio perdente alla continua ricerca di sè stesso, Peer Gynt ha tutta la vita dentro: sogno, seduzione, paura, ironia, cialtronaggine, dolore per la perdita degli affetti più cari, ambizione, follia, vecchiaia, rassegnazione, morte.
La Morte appunto, è il deus ex machina che segue sempre il personaggio di Peer Gynt salvandolo incredibilmente dalle situazioni più assurde di questa sua incredibile odissea, nel momento in cui sembra tutto perduto. E l’altra figura importante è lo spirito guida del protagonista, il Cervo che rappresenta tutti i sogni di gloria di Peer che lo porteranno a vivere quelle avventure folli.
Alla fine Peer Gynt sfuggirà anche alla Morte e tornerà da Solveig vecchia e ceca , ma dovrà abbandonare i suoi sogni e il Cervo deporrà i simboli della sua forza, il palco di corna e le zampe, davanti alla sua porta. Molto malinconico e triste il finale che resta comunque aperto alle interpretazioni del pubblico. Pubblico che viene ipnotizzato e agganciato dalle avventure di questo ragazzotto tra decapitazioni mancate, magnifiche danze di orrendi trolls, seducenti movenze magrebine fra tappeti rossi e antichi, matti scatenati, ma anche dalla poesia dei passi a due con la fidanzata Solveig e dalla straziante scena della morte della madre Åse.
I momenti di ironia ci sono e sono molto apprezzabili perché sono piccole oasi che riportano ad una dimensione leggera e umana una storia così intensa e dark: la monetina di Solveig che Peer Gynt le chiede per poter partire su un aeroplanino giocattolo o la morte che scappa dal manicomio sotto ad un tappeto e tante altre sfumature che vanno scoperte vedendo lo spettacolo.
Clug ha realizzato uno spettacolo completo con un impianto concettuale e produttivo solido, in cui la regia ha la stessa importanza di uno spettacolo di prosa e allo stesso tempo la coreografia viene esaltata, fresca, perfettamente musicale, il senso del gesto e il linguaggio del corpo sono precisi ed efficaci per la narrazione e per la comunicazione delle emozioni. Coinvolgente e ipnotica nei momenti di gruppo, la coreografia sa essere estremamente emozionale e tesa negli assoli sfruttando anche i momenti di silenzio e di immobilità.
I due cast cha si alternano sono diversi ma entrambi estremamente validi, tanto che in questo caso non parleremmo di primo e secondo cast ma di un corpo di ballo che si è espresso al meglio in ogni occasione.
Navrin Turnbull è fantastico, poetico, fragile, commovente, a tratti disarmante, molto profondo, si concentra sulla parte più delicata e indifesa di Peer Gynt. Mentre Timofej Andrijashenko è fisico, irruente, esplosivo, baldanzoso e tragico. Un esempio lampante dei due approcci è l’assolo in cui Peer Gynt lotta per liberarsi dalla corona di re dei pazzi. Bravissimi.
Solveig fidanzata di Peer Gynt è stata interpretata con grande empatia nei confronti dei due rispettivi partner da Alice Mariani e da Martina Arduino. La prima protettiva, quasi materna, la seconda più remissiva e mite di fronte al carattere di Peer Gynt.
Ieratica la Morte di Andrea Crescenzi, potente e piena di sfaccettature tragiche e ironiche l’interpretazione attoriale della Morte di Christian Fagetti. Il Cervo di Emanuele Cazzato è imponente e bellissimo, fiero.
Spiccano fra gli interpreti Caterina Bianchi, donna in verde e figlia del capo dei beduini di grande carattere, e Antonella Albano e Alessandra Vassallo che hanno interpretato la madre Åse entrambe con grande trasporto. In entrambi i cast i 4 matti sono stati esilaranti e tragici allo stesso tempo: Maria Celeste Losa, Camilla Cerulli, Denise Gazzo e Caterina Bianchi con Darius Gramada, Domenico di Cristo, Rinaldo Venuti, Valerio Lunadei e Saïd Ramos Ponce. Ma tutto il corpo di ballo diretto da poco più di un mese da Frédéric Olivieri ha restituito una performance d’eccezione.
Davvero un peccato però che non sia stato considerato anche un terzo cast con Claudio Coviello nel ruolo di Peer Gynt perché un artista del suo calibro avrebbe dato sicuramente un punto di vista diverso e personale ad un personaggio così ricco. Un’occasione mancata.
Le musiche di Edvard Grieg sono centrate sulle due suite di Peer Gynt integrate dal secondo e dal terzo movimento del Concerto per Pianoforte n°16, da momenti dalle Danze Norvegesi, dai Pezzi Lirici, e dal Quartetto n°1, e sono dirette magistralmente Victorien Vanoosten. Al pianoforte Leonardo Pierdomenico, pianista di grande pregio che con gioia abbiamo riascoltato alla Scala dopo lo Chopin dei balletti di Robbins.
Molto efficaci ed evocativi i costumi di Leo Kulaš: soprattutto nei momenti di gruppo, come nel matrimonio, nella danza dei trolls, delle magrebine o dei matti, fanno lo spettacolo. E altrettanto lo sono le scene minimali di Marko Japelj, con un cerchio bianco che racchiude tutte le vicende di Peer Gynt nel Nord e il vuoto nero delle sue esperienze nel secondo atto in Marocco e al manicomio. Di grande effetto la montagna in cui Peer Gynt entra per tornare a casa e invecchia improvvisamente sotto il peso dei suoi fallimenti.
Ringraziando l’ex-direttore Manuel Legris per aver portato un titolo così speciale e importante nel repertorio della compagnia scaligera, segnaliamo che Peer Gynt resterà alla Scala fino al 18 aprile ancora per altre 3 recite (15,16 e 18 aprile) ed è sicuramente nell’ambito del cartellone 24/25 uno dei titoli più interessanti della stagione. Verrà inoltre trasmesso con il primo cast su Rai5 e RaiPlay in Italia in autunno e nel resto del mondo il 18 aprile su Medici.tv.
PEER GYNT
Coreografia e libretto: Edward Clug
Assistenti coreografo: Miloš Isailović e Mirjana Šrot
Musica: Edvard Grieg / Leonardo Pierdomenico, pianoforte
Scene: Marko Japelj
Costumi: Leo Kulaš
Luci: Tomaž Premzl
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala diretto da Frédéric Olivieri
Coro dell’Accademia Teatro alla Scala
Direttore: Victorien Vanoosten
Scene, attrezzeria e costumi del Wiener Staatsballett, 2018
realizzati da ART FOR ART Theaterservice GmbH, Vienna
Nuova produzione Teatro alla Scala
Ph: Brescia e Amisano