Finchè c’è tango c’è vita: i limiti della tanguera

di Vittoria Maggio
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Finche c'è tango c'è vita rimane anche questa settimana in milonga, il magico spazio dove si balla il tango, e prova a scardinare alcuni “limiti”che sono antitetici al vero senso del tango e alla sua origine.

Ogni tanguera prima o poi si sente dire la famosa frase:

“Non abbiamo mai ballato insieme.” 

In sé non sarebbe grave e greve, ma quel NON iniziale seguito dal MAI, uniti alla preoccupazione del tono e dell'espressione, assumono la valenza di un pericolo incombente: vi ricordate la leggendaria spada di Damocle che pende sul capo, sostenuta solo dall’esile crine di cavallo nel famoso banchetto mitologico? 

La sofferenza della tanguera, che in quel momento aspetta un bel cavaliere che la inviti a danzare magari da parecchio tempo, cresce esponenzialmente al suono di quella frase che sposta  la responsabilità del buon esito della tanda  sui suoi sottili alti tacchi che già a dura prova mettono il suo equilibrio.

Che un cavaliere venga a invitarti iniziando la danza con quella frase da una parte é comunque positivo: lui è arrivato al tuo cospetto nonostante il dato di fatto, quando altri invece non lo farebbero nemmeno poiché c'è chi balla solo con chi già conosce…Dall'altra però sortisce un effetto di suspense e ansia di prestazione reciproca che bene non fa!

Come uscire da questo impasse?

Suggerirei di ricordarci sempre come nasce il tango e quali siano le sue origini legate proprio al condividere e al voler stare bene in compagnia dello sconosciuto, del diverso da te, di chi come te era arrivato in uno spazio da vivere insieme, dopo una faticosa traversata oceanica o più semplicemente dopo una giornata di lavoro. Il tango nasce per la curiosità di andare in contro all’altro con apertura e voglia di scoprire una persona a te simile, ma diversa per cultura, razza, religione o colore della pelle e che NON avevi MAI visto prima. 

Perché dunque portare a volte  in milonga  i NON e i MAI?  

Siamo lì in quel magico luogo per chiudere la nostra giornata e aprire la nostra serata, scegliamo di praticare un ballo che prima di tutto é una filosofia di vita. La filosofia del tango é apertura, curiosità, abbraccio, accoglienza, disponibilità; é sospensione del giudizio, del commento, del pensiero preconfezionato, di rivalità, tensioni e sfide che lasciamo ai vecchi compadritos dell’800 , che forse in realtà giá ci scherzavano su ed esorcizzavano proprio nel tango.

É la filosofia del provare a spostare i nostri confini, i nostri limiti, le nostre abitudini, il nostro unilaterale punto di vista, il nostro fare  quello che siamo certi ci farà stare bene, ma che a volte ci chiude a qualcosa d'altro che ci farà stare altrettanto bene.

E’ la filosofia del miglioramento continuo di noi stessi nel superamento delle nostre certezze: siamo tutti certi che col cavaliere o la dama che conosciamo da tempo balleremo bene poiché ne conosciamo pregi e difetti che sappiamo gestire; con chi non conosciamo ci rimettiamo in gioco con noi e con l'altro nella reciproca nuova scoperta che chissà come potrebbe rivelarsi. 

Il tango é l'abbraccio della conoscenza dell'altro  attraverso emozioni e sensazioni, non con le parole. 

É sufficiente guardare una persona e invitarla a ballare con gli occhi e un sorriso, senza NON e senza MAI: se la mirada ci risulta timida si può  chiedere “balliamo?” predisponendosi all'altro con quella genuina e sana apertura mentale ed emotiva di quando da bambini chiedevamo a sconosciuti bambini : 

“ giochiamo?”.

Come sempre  buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c'è tango c'è vita!

Un abbraccio!

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