Dialogues – Fragments and stream’s gestures: fra Torino e Glasgow nasce un nuovo progetto per giovani danzatori

di Giada Feraudo
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Una serata particolare quella andata in scena lo scorso 17 aprile, presso la Lavanderia a Vapore di Collegno, in cui protagonisti assoluti e indiscussi sono stati giovani danzatori che si affacciano al mondo del professionismo.
Dialogues – Fragments and stream’s gestures è il titolo, che già da solo promette bene, e in cui “Dialogo” è, ovviamente, la parola chiave per comprendere tutto lo spettacolo e ciò che vi è dietro.
Si tratta, infatti, di un’iniziativa a tappe che nasce nell’ambito delle relazioni esistenti fra Torino e Glasgow: è dal 2003 che la capitale economica della Scozia è gemellata con Torino, ma le collaborazioni risalgono agli anni Ottanta. Nell’ambito dei progetti di residenza trampolino ideati da Piemonte dal Vivo per la Lavanderia a Vapore di Collegno è nato un programma di scambio con il prestigioso Scottish Ballet di Glasgow, che vede protagonisti la Compagnia EgriBiancoDanza (EBD) e il Balletto Teatro di Torino (BTT), da anni le maggiori realtà della danza torinese. Lo Scottish Ballet di Glasgow, che da tempo promuove il proprio Youth Programme (attività di training tecnico e ricerca con coreografi, confronto con realtà internazionali vocate alla formazione e all’avviamento professionale, appuntamenti chiave, in sinergia con diverse città del mondo) ha scelto Torino dopo esperienze analoghe con altre città, come Singapore e New York.

Obiettivo primario del progetto è l’avviamento di giovani generazioni di danzatori a un percorso di ricerca coreografica professionale, con una stretta sinergia fra le due compagnie storiche torinesi sia a livello di pratiche coreografiche sia di valori artistici, mirato al confronto inclusivo e aggregativo con gli artisti dello Scottish Ballet e alla realizzazione di una serata condivisa fra le due realtà coreutiche.
A questo scopo, fra ottobre e dicembre 2018, presso la Lavanderia a Vapore si sono svolte, fra una rosa di oltre ottanta candidati, due selezioni per formare una Youth Company torinese composta da dodici giovani danzatori fra i quindici e i ventidue anni provenienti dalle scuole del territorio (in scena, il 17 aprile, si sono visti quattordici danzatori ma due fra questi sono stati scelti come riserve, che non proseguiranno nelle tappe successive del progetto se non in caso di necessità. Gli organizzatori hanno ritenuto comunque giusto premiarli per l’impegno profuso concedendo loro di danzare nella suddetta serata, ndr).
Per i ragazzi vincitori della selezione è iniziato, a partire dall’11 febbraio, un percorso che li ha portati a lavorare, in due tranches di dieci giorni ciascuna, prima con la compagnia BTT e poi con EBD, più un’ulteriore sessione finalizzata alla messa in scena di quanto fatto in precedenza.

Nasce così Dialogues, un lavoro coreografico a quattro mani in cui i ragazzi portano in scena coreografie firmate da Viola Scaglione (direttrice del BTT) e Raphael Bianco (EBD).

Dopo il doveroso saluto istituzionale, in cui Matteo Negrin, direttore di Piemonte dal Vivo, ha presentato il progetto anche grazie alla partecipazione di diversi ospiti, tre sono stati i pezzi di cui il pubblico ha potuto godere: Hope, coreografia di Viola Scaglione su musiche di Sergei Rachmaninoff e Michelle Condotti, Dialogues for common destiny, di Raphael Bianco, su musica di Arvo Part, e infine un brano composto dai due coreografi insieme, dal titolo Dialogues fragments and stream’s gestures,  musiche di Emptyset, Raime, GAS.
Nel corso della serata sono stati danzati inoltre due duetti, uno dai ballerini della compagnia EgriBiancoDanza, Apparizioni #3, che fa parte di una coreografia a serata completa di Raphael Bianco, e un estratto da Kiss me hard before you go, un balletto del repertorio BTT firmato dallo spagnolo José Reches.

 «È l’idea di dialogo alla base della ricerca. Dialogo che nella valenza universale e molteplice del gesto trova una sua ricchezza semantica – dichiara Raphael Bianco. Dialogo umano al di là di qualsiasi barriera e, nel concreto, fra artisti della stessa regione che, una volta strutturati, trovano nuove sollecitazioni e stimoli creativi nel confronto con i dodici giovani artisti di Glasgow».

Dal 5 al 15 luglio la delegazione italiana sarà infatti a Glasgow, presso la sede dello Scottish Ballet, per lavorare con altri dodici giovani artisti, tutti coordinati dal Sophie Laplane (coreografa residente dello Scottish Ballet), per la produzione per ventiquattro danzatori che verrà finalizzata in un periodo di residenza a ottobre 2019 alla Lavanderia a Vapore e che vedrà, infine, il debutto nell’ambito di Torinodanza festival.

Per comprendere meglio il percorso di questo progetto abbiamo rivolto alcune domande a Viola Scaglione, che per prima ha iniziato a lavorare con il gruppo.

Qual è stato l’approccio con questi giovani danzatori, per i quali si tratta della prima vera esperienza professionale, come hai iniziato a lavorare con questo gruppo eterogeneo proveniente da realtà territorialmente vicine ma fra loro sicuramente diverse?

Sono stata io a dare avvio alla prima sessione di lavoro del progetto: in maniera molto naturale ho cercato di fare ciò che faccio abitualmente con la compagnia, ovvero formare un gruppo, in quanto questi ragazzi arrivano tutti da scuole diverse, quasi nessuno di loro si conosceva prima. Ho cominciato con dei laboratori, anche volti alla ricerca del movimento, per trovare un modo di muoversi che fosse un denominatore comune, ma prima di tutto li ho dovuti conoscere, il che significa anche scoprirne le diversità, non appiattirle ma cominciare a prenderne coscienza, a valorizzarle. Questa fase laboratoriale è stata molto fisica ma sempre connessa allo spirito e alla mente, per cui abbiamo fatto lavori che hanno coinvolto, ovviamente, il corpo, ma ci sono stati anche momenti di scrittura, di confronti verbali, è stato uno scoprirsi e un conoscersi a vicenda. Personalmente ho speso molto tempo in questo più che nel pensare che dovevo fare una coreografia per loro. La coreografia, se così la vogliamo chiamare, l’ho creata poi nella terza fase. Ovviamente i danzatori hanno imparato sequenze che io ho assemblato a seconda di come mi sembrava più giusto per loro, al fine di mettere in risalto la loro individualità ma anche il loro senso di gruppo. Ho lavorato molto sulla base delle loro emozioni, e per fare questo ho chiesto ad ogni singolo danzatore cosa voleva esprimere o cosa aveva bisogno di esprimere in quel momento. Ciascuno ha scelto una sensazione, dall’insicurezza alla gratitudine, ognuno ha individuato una parola con cui descrivere il proprio sentimento, è stato molto bello; in seguito ho domandato loro se, dopo il processo avvenuto nella prima tappa, avessero voluto cambiare quello che volevano esprimere, ma nessuno di loro l’ha fatto. Abbiamo anche lavorato molto sul modo di liberare e tradurre fisicamente un’esigenza espressiva attraverso il movimento. La mia fase è stata soprattutto di conoscenza e questo ha permesso di mettere a nudo difficoltà e insicurezze, affidandosi a una persona sconosciuta in quanto io ero tale per loro, ma ha anche aiutato tanto a prendere fiducia dal gruppo stesso.

Perché “Hope”?

Questo breve testo esprime in sintesi il mio pensiero in relazione a ciò su cui ho lavorato: Hope è speranza, ma anche viaggio e dialogo. Il viaggio di quottordici ragazzi che attraverso il confronto scoprono la capacità di rischiare e osare. Un viaggio dove l’imprevisto e perfino l’errore cessano di essere ostacolo e preoccupazione e diventano terreno di scoperta e speranza. Un viaggio che sarà unico e irripetibile grazie alla piccola grande luce che ognuno dei viaggiatori sa portare in scena e sa seguire con coraggio trovando una direzione di percorso unica e luminosa”.

Ci tengo molto a dire che tale percorso che io ho fatto con i ragazzi l’ho sperimentato anche su me stessa in quanto ciò che chiedevo a loro l’abbiamo vissuto insieme: quando c’è stata la necessità di esprimere delle sensazioni ho espresso anche le mie, quindi c’è stato un grande lavoro di condivisione.

Nella terza fase, dopo averli conosciuti meglio, ho individuato anch’io cosa volevo esprimere vedendoli: la speranza. In loro ho visto quella luce, quella voglia di fare, quella speranza, appunto, che penso ognuno di noi debba avere nella vita, il desiderio e il traguardo di trovare il proprio posto, la propria dimensione, di potersi esprimere, non importa attraverso cosa, ma riuscire a farlo è un grande risultato. Ho visto nei loro occhi questa voglia di esternare ciò che era dentro di loro e di avere confidenza, perciò ho cercato di far sì che riuscissero a liberarsi da vecchie abitudini, spesso trasformando gli errori in qualcosa di positivo o considerandoli senza esprimere un autogiudizio, perché alla fine, si sa, siamo proprio noi i giudici più severi di noi stessi.

Siete soddisfatti della risposta dei ragazzi e dei risultati raggiunti?

Sì, io e Raphael siamo molto soddisfatti e felici anche del nostro modo di condividere e condurre il progetto insieme. Naturalmente il margine di miglioramento è ancora molto ampio: siamo all’inizio di un percorso, abbiamo lavorato soltanto trenta giorni in totale e non in modo continuativo. Se consideriamo il poco tempo avuto, l’impegno che ci hanno messo i ragazzi e la loro grande disponibilità, soprattutto mentale, che li ha resi fin dal primo giorno molto motivati e ha fatto sì che non ci fossero resistenze, possiamo ritenerci davvero contenti.
Gli inizi sono importanti e spero che questo lavoro abbia innescato in loro un meccanismo che porteranno avanti al di là dell’esito del progetto.

Vorrei inoltre cogliere l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno preso parte a questa iniziativa, dalle istituzioni quali la Città di Torino, Piemonte dal Vivo, Elena Rolla, i ragazzi stessi per l’impegno profuso, le loro famiglie e le scuole di danza che li hanno supportati permettendo di prendere parte a questo lavoro così importante per loro ma anche per noi, con la consapevolezza che è un percorso ancora in divenire, tutto da scoprire e da costruire, una grande opportunità per tutti.
Vi aspettiamo per la tappa finale a Torinodanza!

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