“Concerto”, “Enigma Variations”e “Raymonda” il programma proposto dalla Royal Ballet nella diretta di martedì

di Sabrina Ronchetti
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La Royal Ballet di Londra ha proposto nella sua diretta di Martedì scorso, un programma misto composto da “Concerto” del coreografo Kenneth MacMillan, “Enigma Variations” di Frederick Ashton e il Terzo Atto di “Raymonda” di Petipa. Tre parti molto diverse tra loro che mettono in luce la notevole versatilità dei danzatori della compagnia che si sono cimentati in un primo brano, “Concerto”, di danza pura, astratta,  passando per “Enigma Variations” che richiede grandi capacità attoriali, per concludere con il classico accademico di tradizione russa, il Terzo Atto di Raymonda.

“Concerto”, creato da MacMillan per il Berliner Ballet nel 1966 sulle musiche del Secondo Concerto per Piano di Dimitri Shostakovich, viene danzato davvero egregiamente da tutta la compagnia a cui è richiesta purezza di linee e grande musicalità, ma i veri protagonisti sono stati Yasmine Naghdi e Ryoichi Hirano che mi hanno profondamente emozionato durante l’esecuzione del pas de deux del Secondo Movimento. La terribile difficoltà dei passaggi voluti da MacMillan, sono stati eseguiti con una tale morbidezza ed eleganza, da sembrare nulla, le linee della Naghdi sembrano create appositamente per rendere il passo a due ancora più espressivo e toccante, perché tutto in quel brano ha un senso e un valore, anche un semplice appoggio a terra dei piedi, un piccolo developpé, un port de bras.

Un cambio totale di atmosfera si trova in “Enigma Variations”. Creato da Ashton per la Royal Ballet nel 1968 utilizzando 14 ritratti musicali del compositore Edward Elgar, il balletto, un atto unico di circa mezz’ora, ci riporta indietro nel tempo, nell’Inghilterra Vittoriana. Tanta la pantomima, il recitato, il che appesantisce notevolmente il tutto, così come i costumi imposti ai danzatori: troppo lunghi gli abiti per le donne, troppo costringenti i costumi dei ballerini. La danza viene in questo modo davvero troppo sacrificata e la noia piano piano prende il sopravvento. Da segnalare l’interpretazione di Laura Morera, intensa, matura e molto apprezzata dal pubblico e dall’altra parte, l’incantevole freschezza di Francesca Hayward.

Il finale, con Raymonda, ci riporta alle origini del classico per eccellenza. L’atto ungherese è sicuramente il più amato e il più celebre di tutto il balletto e permette di vedere sul palco grandi protagoniste della compagnia esibirsi in variazioni davvero ostiche: parliamo di Claire Calvert, Fumi Kaneko, Beatrix Stix- Brunell, solo per citarne alcune. E poi arrivano in scena Vadim Muntagirov (De Brienne) e Natalia Osipova (Raymonda), e i nostri occhi si puntano solo su di loro… Personalmente trovo Vadim (Va-dream) un ballerino eccezionale, che sovrasta persino la Osipova in Raymonda, che trovo in generale sempre troppo “dura”, spigolosa, esageratamente forte in passaggi che invece richiederebbero più eleganza, più arte, meno esibizione di capacità tecniche di cui ormai siamo tutti a conoscenza. La variazione più famosa, per esempio, quella del matrimonio, a mio parere, necessita di una regalità sontuosa, di grande classe e questo non l’ho ritrovato in lei, purtroppo, forse perché, ho da sempre negli occhi la versione impareggiabile di Sylvie Guillem e il confronto si fa davvero duro!

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