“Ballerini gratis? No, grazie.” La risposta dei sindacati alla richiesta della Uefa per la Champions League

di Giada Feraudo
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Abbiamo parlato e riparlato, soprattutto nell’ultimo periodo, di quanto purtroppo il mondo della danza sia sempre più bistrattato e privato della propria dignità, a partire dalla chiusura dei corpi di ballo, per non parlare della precarietà dei contratti di lavoro (quando ci sono) di innumerevoli danzatori  che per sbarcare il lunario si trovano a dover affrontare delle vere e proprie maratone di viaggi, il più low cost possibile ovviamente, e di sacrifici che metterebbero a dura prova la resistenza di chiunque.

Negli scorsi giorni è rimbalzata all’infinito sui social una notizia che ha indignato ancor più profondamente la categoria dei ballerini. Questa volta la pietra dello scandalo viene dalla Spagna, e precisamente dalla Uefa, che ha incaricato un’agenzia di cercare ben duecento danzatori volontari che possano esibirsi gratuitamente durante la cerimonia di apertura della finale di Champions League a Madrid.

Tale richiesta farebbe irritare qualunque lavoratore e, a maggior ragione, è polemica in quanto a fare questa richiesta è un ente a cui certo i soldi non mancano.

È subito scoppiata la polemica in Spagna tra i sindacati della danza e la Uefa. A loro avviso infatti, la danza, rispetto al calcio, viene considerata di serie B, al punto da non pagare ballerini, artisti e atleti, visti come il “fratello povero”. Eppure, come fanno notare i danzatori spagnoli, un ballerino ha investito per la propria vocazione più tempo, fatica e denaro rispetto a qualsiasi calciatore, e certamente non è altrettanto retribuito ed osannato, anche qualora riuscisse a raggiungere alti livelli nella propria carriera.

«Quando ho visto che era l’UEFA, un’organizzazione con così tanti soldi, ho capito che non so in che direzione stiamo andando» ha detto Luis Santamaria, coreografo e insegnante di danza. La ballerina e attrice Natalia Millán, così come l’Union of Actors and Actresses, si sono posizionate pubblicamente contro l’offerta, che è stata segnalata all’ispettorato del lavoro dal sindacato ConARTE (Confederación de Artistas Trabajadores del Espectáculo).

Vero è che nel bando di selezione non si specifica la richiesta di danzatori professionisti ma semplicemente di performer che sappiano ballare, probabilmente anche solo a livello amatoriale.

Il punto è che, giriamola pure come vogliamo, si tratta pur sempre, in fondo, di una domanda di lavoro gratuito. Il sindacato ConARTE ha già chiesto alla UEFA di rettificare e pagare i ballerini, a cui finora è stato promesso solo un riconoscimento in termini di visibilità e una bella stretta di mano e lo stesso sindacato, insieme all’Associazione dei professionisti della danza nella Comunità di Madrid, ha chiesto di non partecipare a questo tipo di inviti per non creare precedenti e arrecare un danno enorme alla professione.

Sicuramente ci sarà chi può obiettare che in fondo, se vogliamo prestare la nostra arte in modo gratuito, nessuno ce lo può impedire, d’accordo, ma è indubbio che un’azione di questo genere contribuisce a indebolire le già scarne offerte di lavoro vero. Inoltre, se ci riflettiamo, una domanda sorge spontanea: perché devono sempre essere gli artisti che, in modo particolare, ricevono richieste di prestazioni gratuite in nome di un’esperienza favolosa (dipende per chi) o di una non ben definita “visibilità”? Proviamo a chiedere a un avvocato di difenderci gratuitamente in qualche causa, oppure a un architetto di realizzare un progetto gratuito per la nostra nuova casa in cui inviteremo tutti i nostri amici che potranno, eventualmente, a loro volta, suggerire tale professionista ad altri o commissionargli qualche incarico, magari retribuito, e vedremo quali saranno le risposte…

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