Tra antiche cerimonie e danze rituali: alla scoperta della Sardegna

di Vittoria Maggio
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Cari navigatori della danza,

il nostro viaggio estivo nelle danze popolari tra le onde del mar Mediterraneo prevede ancora due tappe! Questa settimana danziamo nella bella isola di Sardegna “terra che non assomiglia ad alcun altro luogo” come la definì il famoso scrittore britannico D.H. Lawrence e dove ciascuno luogo, aggiungo io, ha una sua essenza, un suo colore, un suo carattere, un suo profumo, un suo cibo, una sua tradizione, nascosta e da scoprire.

Tante sono le facce della Sardegna e tante sono le danze popolari che si possono incontrare: qui forse più di ogni altra regione italiana è viva la tradizione del ballo etnico che ha mantenuto la sua funzione terapeutica e catartica. È bellissimo vedere le giovani ragazzine che coi compagni coetanei prendono parte alla tradizione nei loro colorati e raffinati costumi.

I passi, la struttura, i frenetici movimenti sussultori del corpo ne rievocano la natura sacrale legata alle cerimonie preistoriche celebrate per propiziare un buon raccolto o una caccia abbondante. Il ballo sardo è inoltre fortemente legato al fuoco, tant’è che ancora oggi in occasione di feste paesane si preparano dei fuochi attorno ai quali danzare.

Il ballo che più diffusamente potete trovare nelle piazze durante le vostre vacanze è Su Ballu Tondu, il ballo tondo o in cerchio: è molto allegro, viene danzato in qualsiasi festa, sagra o manifestazione, si esegue tenendosi per mano a braccia strette e ripiegate sui gomiti, saltellando con un doppio passo più cadenzato del piede destro.

I danzatori sono disposti in cerchio da cui a turno si stacca una coppia che per mettersi in evidenza arricchisce il movimento con variazioni coreografiche di maggior difficoltà, accompagnati dal suono di launeddas, gli antichi strumenti a fiato, organetti, armonica a bocca, fisarmonica o chitarra. La rotazione del cerchio é in senso orario e la parte superiore del corpo è mantenuta rigida mentre molto vivace e dinamica è la parte inferiore. Spesso il cerchio si apre a mezza luna per stimolare il pubblico e renderlo maggiormente  partecipe all’esibizione. La cosa che più sorprende in queste esibizioni e che forse é anche la più attesa e temuta soprattutto dai bambini é l’arrivo delle tipiche maschere della Sardegna, tremende alla vista, ti fanno paura quando ti si avvicinano e se non stai attento ti sporcano con la loro fuliggine. Sono i Mamuthones, imponenti figure con maschera di legno dipinta di nero dall’espressione triste sul volto, rivestiti di pelli ovine sul corpo e con assordanti grappoli di campanacci, alcuni hanno persino un lazzo col quale cercano di acchiapparti.

La loro danza è un’antichissima rappresentazione di un rituale con cui si scacciavano gli spiriti maligni, risale all’età nuragica e ha quindi più di 3500 anni e con essa si propiziava anche un buon raccolto, richiamando il rito dionisiaco dove il dio moriva e rinasceva al cambio delle stagioni. I  Mamuthones sono generalmente 12 come i mesi dell’anno e sono accompagnati nella loro danza da altre due tipiche maschere sarde, a loro modo altrettanto inquietanti: Boes, uomini travestiti da buoi con maschere dalle lunghe corna e Merdules, uomini col viso coperto pronti a domarli e a conquistarli dopo una dura lotta danzata.

È davvero emozionante vedere tutto questo in una piazza in Sardegna, un’emozione mista a desiderio e paura e quindi quanto di più ancestrale possiamo trovare dentro di noi!

Se pensate quindi a una vacanza in Sardegna, di certo non vi mancherà la danza, qualsiasi sua bella spiaggia o entroterra sceglierete!

Buona settimana di danza e vacanza!

Un abbraccio

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