Maya Plisetskaya: muore la danzatrice che è già leggenda

di Francesco Borelli
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Le stelle, si sa, brillano alte nel cielo. Inconsapevoli illuminano le nostre vite rendendole più belle, magiche e splendenti. A volte, però si spengono. La stella di Maya Plisetskaya, invece, brillerà per sempre. Ci ha lasciati ieri, per un attacco cardiaco. Nella sua casa di Monaco di Baviera, quel cuore che tanto ha donato al mondo del balletto ha smesso di battere. La notizia è stata diffusa dal direttore generale del Bolshoi Vladimir Urin, dopo aver parlato con il marito della Plisetskaya, Rodion Shedrin. Lo stesso Urin ha riferito alle agenzie russe che “i medici hanno fatto tutto il possibile, ma non c’era più nulla da fare”. La splendida danzatrice russa, mito e leggenda ancor prima della morte, si diplomò presso il tempio del Teatro Bolshoi e fu nominata subito solista. Capelli rossi, personalità dirompente, braccia lunghissime, tecnica invidiabile, salti e schiena entrati nella storia, la Plisetskaya rimane indissolubilmente legata alla sua interpretazione de “La morte del cigno”. Nel 1958 fu insignita del titolo “artista del popolo dell’URSS” e sposò il giovane compositore Rodion Shedrin il quale compose per lei le musiche di alcun i balletti tra cui “Il Gabbiano” e “Anna Karenina”. Nel 1960 fu proclamata la prima ballerina assoluta del teatro Bolshoi e collaborò con i più grandi coreografi: Juri Grigorovic, Roland Petit, Maurice Béjart, Alberto Alonso, il quale creò per lei le coreografie di “Carmen”. In occasione del suo ottantesimo compleanno il Financial Times riassunse così l’opinione corrente sulla Plisetskaya: “Fu, ed è tuttora, una star, un mostro sacro del balletto, l’affermazione definitiva del fascino teatrale, un faro luminoso e fiammeggiante in un mondo di talenti che luccicano debolmente, una bellezza assoluta in un mondo di affettazione”. Il mondo della danza la ricorderà così: straordinaria danzatrice, carismatica presenza di quel mondo lontano e inafferrabile del balletto classico, grazia pura e “poesia in movimento”. È proprio vero, le stelle, a volte, muoiono. Ma la loro luce non cesserà mai di brillare. 

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