La magia di Schiaccianoci rivive con il Balletto Yacobson di San Pietroburgo

di Sabrina Ronchetti
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Come sempre succede quando si portano in scena i classici per eccellenza, anche Domenica scorsa il Teatro Municipale era gremito di gente che occupava ogni ordine di posto, un pubblico eterogeneo, di tutte le età accorso a vedere il Balletto Yacobson di San Pietroburgo impegnato in “Schiaccianoci”, balletto senza tempo, amatissimo dai bambini, in particolar modo, ma anche dagli adulti, per quella sua capacità unica di trasportare chiunque in un mondo magico, di sogno, tale da rapire la mente e portarla lontano, fino al Regno della Fata Confetto.

Anche la splendida e famosissima musica di Tchaikowsky, (che in realtà fu dapprima restio nell’accettare di comporre la partitura di questo balletto, temendo che la sua età avanzata non gli giovasse nella creazione di qualcosa che doveva invece richiamare l’allegria dell’infanzia), ha contribuito nel tempo al successo indiscusso di questo classico. In realtà la riuscita finale fu magistrale per la capacità che il compositore ebbe di arricchire in espressività questa musica, grazie all’utilizzo di strumenti per bambini quali la trombetta, la celesta, il cucù, i sonagli, ecc..

Quando però si affronta la messa in scena di un balletto così conosciuto, il rischio di poter scontentare le aspettative del pubblico è sempre in agguato.

In realtà devo dire che la versione rappresentata al Municipale dal Balletto Yacobson, quella di Vasilij Vajnonen da Marius Petipa, ha regalato in generale emozioni dolcissime soprattutto nella prima parte.

La festa della Vigilia di Natale a casa di Clara, è stata resa in modo incantevole, prima di tutto per l’eleganza e la delicatezza dei costumi e delle scene di Vladimir Firer e Aleksandr Khramkov, poi per il realismo delle scenette create dal coreografo, ( alcune davvero buffe come lo sforzo dei nonni di Clara che in avanzata età cercano di danzare insieme agli altri ospiti), che ben hanno saputo ricreare il clima di attesa e di emozione che agita i bambini nella notte di Natale.

Chi ha veramente rapito l’attenzione del pubblico è stato Sergej Davydov, carismatico e intenso Drosselmeyer, capace di rendere alla perfezione quell’alone di mistero che avvolge la figura di questo personaggio dall’anima duplice.

Bravissimi i danzatori interpreti delle bambole create e portate alla festa dallo stesso Drosselmeyer: l’Arlecchino dalle bellissime linee di Evgenij Vladykin, la Colombina, un’adorabile Anastsija Demjanova, il Moro, un potente e virtuoso Andrej Gudyma.

Altrettanta bravura ed espressività si ritrova nel Divertissement, dove le danze di carattere, attese sempre da tutti con impazienza, hanno riscosso grandi consensi: si sono avvicendate la passionale Danza Spagnola di Darja Belova e Igor Jacmenev, quella dei Flauti, passo a tre che ha messo in evidenza le precise batterie di Igor Kontarev e i sicuri equilibri e forza di punte di Luiza Garieva e Olga Mihajlova, poi la Danza Araba con odalische sinuose capeggiate da Elena Podymova, la Danza Cinese, con la simpaticissima Ksenija Maxsimova e lo strabiliante Marat Nafikov, saltatore straordinario, per finire con la Danza Russa di Anastasjia Demianova, Nataljia Injuskina e Andrej Gudima, vestiti in abiti tradizionali russi, applauditissimi per la loro perfetta musicalità e la loro capacità di eseguire sequenze di passi velocissimi.

Ammirevole anche l’esecuzione degli assiemi, in particolare quello dei Fiocchi di Neve, anche se devo dire che in troppi momenti ricordava più il Secondo Atto di Lago dei Cigni che il Regno della Neve, e quello del Valzer dei Fiori, con danzatori che si muovevano in perfetto unisono, avvolti in costumi di un delicato rosa cipria, veramente di classe.

Non a caso lascio per ultimi quelli che avrebbero dovuto essere i due veri protagonisti del balletto e cioè Alla Bocarova, che impersonava Clara, e Aleksandr Abaturov, il Principe Schiaccianoci, che non hanno invece per niente convinto nelle loro interpretazioni, né dal punto di vista tecnico e  neanche espressivo, incapaci di far palpitare il cuore, di emozionare.

Il passo a due della Fata Confetto con relative variazioni e coda, uno dei momenti più attesi del balletto, che avrebbe dovuto mettere in luce molto i due protagonisti, è stato trasformato qui in un passo a sei per fare bella mostra delle belle linee della prima ballerina, per lo più impegnata in prese e aplomb alternati tra i vari danzatori, ma che non ha permesso di evidenziare le capacità tecniche dei due protagonisti.

Anche le variazioni, entrambe semplificate e nel caso della Fata Confetto addirittura tagliata, evidenziavano continue indecisioni, incertezze, soprattutto per Alla Bocarova che sembrava quasi timorosa in certi passaggi, nel muoversi sul palco del Teatro Municipale sicuramente non agevole per chi non è abituato, vista la notevole pendenza, ma da professionisti di questo calibro ci si aspetta un atteggiamento molto diverso, vista anche l’esperienza acquisita negli anni.

In generale quindi, l’allestimento di “Schiaccianoci” è stato sicuramente di qualità, ben congegnato e di impatto, tanto da strappare tanti applausi sia durante lo spettacolo, che alla fine, quando tutti i protagonisti si sono presentati in proscenio per il saluto.

Peccato per Clara e il Principe Schiaccianoci, davvero deludenti. Si è davvero sentita la mancanza, durante il passo a due/passo a sei, di quell’emozione incontenibile che ti fa scendere senza accorgertene, una lacrimuccia di commozione di fronte ad una delle più belle pagine della danza. 

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