Dall’Olanda alla Cina, dalla Francia al Pontevedro: il Festival dell’operetta torna a Torino

di Giada Feraudo
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Torna a Torino l’annuale appuntamento con il Festival dell’operetta, che vede alternarsi sul palcoscenico del Teatro Alfieri quattro fra i titoli di maggiore spicco del panorama operettistico: Il paese dei campanelli, Cin Ci Là, Ballo al Savoy e La Vedova Allegra.

Il paese dei campanelli e Cin Ci Là, andate in scena lo scorso 31 gennaio e 1 febbraio, sono state rappresentate dalla Compagnia Italiana di operette, mentre gli altri due titoli saranno a cura della Compagnia del Teatro al Massimo Stabile Palermo (27, 28 febbraio e 1 marzo).

Il Festival dell’operetta, di cui fu iniziatore e attivo promotore il Commendatore Giuseppe Erba, incontra ogni anno l’interesse di un folto pubblico di appassionati, per i quali la piccola lirica non è sicuramente da considerarsi un genere minore. A rendere particolarmente interessante la tessitura dell’operetta è il pastiche di abilità performative che essa richiede: in essa si mescolano, infatti, il bel canto, la recitazione e il balletto, uniti tra loro in modo leggero e frizzante a costituire la trama di storie d’amore e comicità. Questi tre elementi si sono dimostrati senza dubbio ben amalgamati nelle rappresentazioni che hanno aperto il Festival all’Alfieri.

In particolare, parlando di momenti danzati, è possibile dire che, nonostante la semplicità delle coreografie (non bisogna dimenticare, infatti, che non si tratta di un balletto vero e proprio ma della presenza di spazi di danza all’interno di un contesto non puramente ballettistico), gli interventi del corpo di ballo sono risultati sempre estremamente piacevoli e appropriati, anche se talvolta non perfetti in quanto ad ensemble.

 

è doveroso inoltre fare accenno ai bei costumi che, specialmente in Cin Ci Là, conferiscono alla scena un’atmosfera che trasporta idealmente lo spettatore nell’ambiente dei più celebri cabaret parigini, tra piume e lustrini che contribuiscono a dare quel senso di gaiezza e di spensieratezza che accompagna il sempre lieto, e talvolta comico, fine.

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