Jersey Boys: “Everybody remembers it how they need to”.

di Alessandra Colpo
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“It all started with a sound that became a sensation. But every legend has a beginning”

All’età di 83 anni uno straordinario Clint Eastwood stupisce ancora e ci riporta agli anni ’60 con la trasposizione cinematografica di Jersey Boys. Il musical, in scena nei teatri di tutto il mondo dal 2005 e pluripremiato ai Tony Awards del 2006, racconta l’ascesa al successo del gruppo musicale The Four Seasons, famoso per la caratteristica del canto in falsetto del front man.

Frankie Valli, Bob Gaudio, Tommy DeVito (interpretato da Vincent Piazza, il Lucky Luciano di Boardwalk Empire) e Nick Massi sono i quattro giovani nati dalla parte sbagliata del New Jersey, diventati uno dei più grandi fenomeni della pop music americana di ogni tempo, con 175 milioni di dischi venduti nel mondo. Il successo, gli scontri personali, la rottura e il trionfo finale vengono raccontati dai quattro ragazzi, fedeli a un codice d’onore e chiamati a una moltitudine di sfide, provocate dai debiti di gioco, dalle minacce mafiose e dai disastri familiari.

Il film, così come la versione teatrale, è un jukebox musical. Successi come “Sherry”“Big girls don’t cry”, “Walk like a man” e “Can’t take my eyes off you” sono proposti all’interno del film nel momento cronologico in cui vengono composti e tutti rigorosamente cantati dal vivo sul set in presa diretta.

Altra caratteristica mantenuta dal teatro è la scelta registica di far parlare gli attori direttamente al pubblico quando raccontano la loro versione della vicenda. A Broadway, infatti, lo show si sviluppa attraverso le quattro stagioni in cui un personaggio subentra all’altro nella narrazione.

Nonostante la storia, brillante soprattutto nella prima parte del film, e la contestualizzazione tempo­rale in cui dovrebbero predominare i colori accesi della piena pop art, il film è ricoperto da una pa­tina satinata che desatura ogni colore e trasmette nostalgia. Questa malinconia, ad ogni modo, non va sicuramente ad intaccare l’energia e l’entusiasmo che questo film riesce a trasmettere. Come a tea­tro, il pubblico si lascia andare alle canzoni, battendo le mani e cantando a squarciagola i successi degli anni ’60.

Come tradizione vuole, però, il musical pretende il lieto fine: nell’ultima scena infatti, in occasione dell’ingresso del gruppo nella Hall of Fame, dopo anni di separazione i quattro ragazzi si riuniscono per l’ultima canzone insieme. Azzeccatissima la scelta del regista che decide di far esibire gli attori con la stessa età degli inizi, come a voler dimostrare che, nonostante la rottura e le vicissitudini, il mito dei Four Seasons non morirà mai.

Unico momento in cui il film cede al genere musical a tutti gli effetti sono i titoli di coda, con un medley cantato e ballato da tutto il cast come nel più bel finale di sempre.

Jersey Boys è quindi un’ottima trasposizione che consacra il Maestro Eastwood anche al genere musical.

 

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