“La Voce del silenzio”; una bella poesia di Anna Larghi in cui ritrovarsi e con la quale commuoversi

di Francesco Borelli
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Una poesia. Di quelle che rileggeresti più volte in modo da non lasciarti sfuggire neppure una delle mille sfaccettature che una poesia può contenere. “La Voce del silenzio” di Anna Rita Larghi, andato in scena al Teatro dell’Elfo di Milano, il 22 e il 23 Novembre scorsi, è essenzialmente questo. Una bella poesia in cui ritrovarsi, in cui perdersi a tratti, con la quale commuoversi o sorridere. Nulla stride in questo meraviglioso show. Tutto è perfetto ed equilibrato. Le scelte musicali, le coreografie, le storie raccontate, le scenografie, lo spazio teatrale perfettamente utilizzato. Un susseguirsi di quadri in cui le storie dei protagonisti s’intrecciano, in cui l’amore di ieri, di oggi e di sempre domina la scena e guida le azioni dei protagonisti con assoluta naturalezza e infinita maestria. Anna Larghi ha creato, grazie al talento e alla vasta esperienza, televisiva e teatrale, una storia per tutti. Racconti di vita, amori felici, altri difficili, alcuni impossibili. Accompagnati da diciotto canzoni, tutte di Paolo Limiti, e dalla splendida voce della grande Mina i dieci danz’attori hanno dato il meglio di se. La storia prende il via dal ritorno nel quartiere di Mary Elisabeth Connor (splendida Lynn Jamienson) e di Abner Cartwrigt (il bravissimo Ivan Testini), ciascuno con il suo passato e sicuramente con le sue attese per il futuro. Nello stesso luogo vivono Matthew Connor (Massimo Sansottera, sempre brillante e versatile inteprete), ex marito di Mary Elisabeth, con la sua giovane compagna Carol Quincy (la bella Marta Borlando); Sybille Cartwrigt (Viola Canu, brava e nel ruolo) – con i suoi animali, antidoto alla solitudine che prova – ex moglie di Abner che l’aveva lasciata perché si era scoperto innamorato del giornalista Vince Freeman (l’ottimo Alberto Galetti); la giovane vedova Cheryl Shiffer (la bravissima Jessica Falceri) che sta per sposare il giardiniere Kenny Costello (Lorenzo Soragni, meraviglioso danzatore), e Audrey Barens (la brava Alessia Borlando), enigmatica vicina di casa.

 

A stravolgere la quiete del quartiere, sarà il ritorno di Simon Shiffer (uno straordinario Mirko Boemi), marito di Cheryl, creduto morto da tempo, che porterà con sé un vento caldo di passione, tale da agitare gli animi di tutti: da Mary Elisabeth ormai disincantata di fronte all’universo maschile, a Sybille che dovrà fare i conti con un ricordo d’amore che credeva ormai spento; da Cheryl che si dovrà misurare con il risvegliato amore nei confronti del marito creduto morto da anni, ad Abner e Vince che non riusciranno più a capirsi e dovranno trovare dei compromessi per continuare a stare assieme, a Matthew che cercherà un’altra donna/bambola da conquistare, amare e poi rifiutare ancora. Ciascuno dei protagonisti meriterebbe molto più di una menzione. Ottimi ballerini certo, ma ciò che colpisce è la capacità, propria di ciascuno di loro, di regalare emozioni. Di essere forieri di sensazioni forti che ti rimangono addosso e ti fanno pensare. Applausi a Paolo Limiti e alla voce di Mina. Esistono canzoni, musiche e parole, che fanno parte della vita di tutti noi. E non importa quando son state scritte, quanti anni sono passati e in che epoca viviamo. Sono emozioni in musica. Che sono lì e che ci rappresentano e raccontano a prescindere dal tempo, dagli anni e dall’età. E poi lei. Anna Rita Larghi. Come ogni poeta che si rispetti ha dato in questa poesia chiamata “La voce del silenzio”, tutta se stessa. Splendide coreografie (da ricordare il passo a due tra Ivan Testini e Alberto Galetti), regia perfetta ed emozioni che ti stingono il cuore. Auguro ai poeti Anna Larghi e Paolo Limiti e alla compagnia “Montaggio Parallelo” mille di queste rappresentazioni.

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