Alessia Campidori: senza cuore e senza anima la danza non esiste

di Miki Olivieri
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Cara Alessia, raccontaci i tuoi inizi nel mondo della danza, come ti sei avvicinata a questa nobile arte?

La mia passione per la danza è nata guardando “Dirty Dancing”! All’età di due anni continuavo a mandare avanti e indietro la VHS, tanto che i miei genitori non ne potevano più! Avendo scoperto in concomitanza un problemino al mio arco plantare l’anno dopo mi proposero d’iniziare a fare attività fisica chiedendomi di scegliere tra la danza e il nuoto, le uniche due discipline che avrebbero permesso la risoluzione al mio problema, e ovviamente io scelsi di fare danza!

Che ricordi hai della tua prima maestra a Cilavegna, Paola Polato, nonché mia cara amica?

Ho un bellissimo ricordo della mia prima scuola di danza, il Dance Club di Cilavegna. È stato il luogo dove il mio sogno ha iniziato a prendere vita e soprattutto grazie a Paola sono riuscita a farlo diventare realtà perché attraverso il rigore, la disciplina e la passione che lei mi ha sempre trasmesso all’età di 11 anni feci il provino per entrare alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e lo passai. Perciò se sono arrivata fin qui è anche per merito suo perché è stata brava a far crescere sempre di più dentro di me l’amore per la danza, un amore del quale oggi non potrei più fare a meno!

Secondo te, ballerine si nasce?

Diciamo che si nasce con questa passione, bisogna poi essere bravi e determinati a saperla coltivare. È come se si nascesse con questo dono, ma senza costanza, passione umiltà e sacrifici è un attimo sprecarlo!

Raccontaci le esperienze e le emozioni presso la Scuola di ballo del teatro alla Scala.

Le esperienze sono tante perché si tratta di sei anni della mia vita. Ogni anno era una scoperta, sia a livello personale sia per quanto riguarda l’apprendimento nella danza! Ho un bellissimo ricordo dell’atmosfera che si respirava in Accademia e soprattutto è una scuola che ti lascia tanto a livello umano, ti viene insegnato il rigore, la disciplina e allo stesso tempo tutti nutrono un amore incondizionato verso ogni forma d’arte.

Hai partecipato anche a numerosi spettacoli in cartellone alla Scala, quali rammenti e conservi nel cuore e quali artisti ti hanno colpito?

Ricordo benissimo quando io e i miei compagni abbiamo partecipato a “Lo Schiaccianoci” e “Sogno di una notte di mezza estate”. Ecco, quelli sono i momenti in cui inizi ad entrare in contatto con il vero mondo della danza, nel senso che balli accanto ai grandi artisti e ogni volta che hai a che fare con loro sia nelle prove che in scena cerchi di apprendere il più possibile. Devo dire che non mi ha colpito uno solo in particolare, ma ho sempre cercato di apprezzare il meglio di tutti per cercare di imparare sempre di più!

Vuoi citare in particolare qualche insegnante della Scala?

Devo tanto alla scuola della Scala e soprattutto a quelle insegnanti che anche quando non superai l’esame dal sesto al settimo corso mi hanno saputo trasmettere sicurezza e determinazione facendomi capire che era proprio in quel momento che non dovevo mollare e mi riferisco in particolare alla signora Nikonova e alla signora Tagliavia. Anche la signora Prina mi ha dato tanto: cinque dei miei sei anni in Accademia ho avuto l’onore di viverli sotto la sua direzione! Ecco la signora Prina devo ringraziarla soprattutto per la disciplina che ha insegnato a noi allievi, quella disciplina che ora pochi o forse quasi nessuno insegna e per come la penso io anche quella fa la differenza in un ballerino. Purtroppo non l’ho mai avuta come insegnante, se non in una lezione di punta al 5 corso che ancora oggi ricordo molto bene!

Come hai vissuto invece lesperienza al Teatro Carcano?

L’esperienza al Teatro Carcano è stata bellissima, ho solo dei ricordi stupendi perché ho incontrato persone che hanno sempre creduto in me, dal primo all’ultimo giorno, e soprattutto mi hanno dato la possibilità di diplomarmi all’età di diciassette anni! Per questo vorrei cogliere l’occasione per ringraziare tutti: la signora Renata Bestetti, il maestro Aldo Masella, un ringraziamento particolare va anche alla signora Smirnova, altra grande donna della danza che porto sempre nel cuore, a Elena Albano, insegnante di Graham che ha avuto molta pazienza con me, che per la prima volta studiavo quella disciplina e un grazie anche a Olga, la pianista del teatro Carcano che a tutti noi allievi ha sempre trasmesso forza e incoraggiamento! Non ho mai avuto modo di ringraziare tutte queste persone, ma mi sembra il minimo per tutto quello che hanno fatto per me e per i miei compagni e per tutto quello che continuano a fare per tanti ragazzi oggi, per la capacità che hanno nel trasmettere il loro amore verso quest’arte che ci accomuna: la danza!

Ora sei la prima ballerina del Balletto di Milano, un’istituzione importante nel nostro Paese, una storica fucina di talenti per la danza. Come ti trovi e come descriveresti la compagnia?

Questa è la mia settima stagione al Balletto di Milano e sono molto contenta di far parte di questa compagnia perché qui come in poche altre viene investito principalmente sui giovani talenti che vogliono cimentarsi anche in nuove esperienze. Per esempio abbiamo Federico Veratti bravissimo ballerino della compagnia, artista che io stimo molto, al quale è stata data la possibilità di firmare le coreografie per tre produzioni del Balletto di Milano: Pierino e il Lupo, Lo Schiaccianoci e Passione Mozart! Questa è una cosa che amo molto di questa compagnia perché nonostante tutte le difficoltà che il nostro Paese sta affrontando qui si infonde fiducia ai giovani e si ha voglia di investire principalmente su di noi!

Una definizione per la mitica coppia della danza italiana, i miei cari amici Carlo Pesta e Agnese Omodei Salè (rispettivamente presidente e direttrice del Balletto di Milano)?

Beh che dire, loro sono delle grandi persone che ammiro molto proprio perché, come dicevo prima, infondono fiducia a noi giovani e ci danno l’opportunità di crescere giorno dopo giorno e poi perché sono riusciti ad aprire un teatro a Milano dove, come in tutto il Paese, c’è crisi e i fondi per questi progetti sono praticamente nulli! Qui al Balletto di Milano chi rimane per così tanto tempo è anche per questo, perché sposa il pensiero e la determinazione di Carlo e Agnese in questo progetto sempre in crescita. E ovviamente continuerò a ringraziarli perché mi hanno dato l’opportunità di coronare questo mio sogno e anno dopo anno mi danno modo di crescere artisticamente. Si può dire che sono cresciuta in questa compagnia perché sono entrata che dovevo ancora compiere 18 anni e ora ne ho 24 e sono molto felice di trovarmi qui!

Luniverso della danza è ricco di suggestioni. Potresti descriverlo brevemente per i nostri lettori?

È un argomento molto difficile da trattare del quale se ne è parlato molto negli ultimi anni e ci sono state anche delle vicende spiacevoli. Quello che io mi sento di dire è che la danza è ricca di suggestioni se noi la vogliamo così. Io ho fatto parte e faccio tutt’ora parte di questo universo eppure non ho mai avuto problemi perché non ho mai permesso a nessuno di intaccare la mia persona, ma grazie anche alla mia famiglia che mi è sempre stata vicina durante tutto il mio percorso. Io credo che se i miei genitori avessero notato qualsiasi cosa non avrebbero esitato ad allontanarmi da questo mondo, ma non lo hanno fatto perché il pericolo non esiste. È una questione di carattere e quindi è molto soggettiva la cosa. La realtà è che ci sono persone più forti e persone più deboli e quest’ultime sono facilmente condizionabili, ma attenzione questo è il pianeta Terra, non il mondo della danza! Purtroppo credo che il problema, se così lo vogliamo chiamare, sia che alcuni ballerini vedono e vivono solo nel “mondo della danza”, ma se aprissero gli occhi e uscissero fuori vedrebbero che il vero mondo e la società sono uguali: il mondo è pieno di suggestioni, l’importante è avere la testa e soprattutto saperla usare! Questo è il mio pensiero e solo mio, qualcun altro avrà un altro pensiero, ma questo perché siamo tutti diversi e nessuno può obbligare me a vederla in un altro modo come io non posso obbligare nessuno a vederla nel mio.

Danza accademica e danza moderna: secondo te possono comunicare di pari passo?

Se noi ballerini fossimo così intelligenti da volerlo credo di sì.

Quali sono le maggiori difficoltà, non solo fisiche ma anche psicologiche, di chi si accosta alla danza in maniera professionale?

Beh, sicuramente bisogna essere determinati e convinti di voler fare tanti sacrifici e in alcuni casi anche rinunce per una vita intera, ma soprattutto bisogna essere convinti che ne valga la pena. Io ne sono convinta e me ne convinco sempre di più. Credo che poi tutti questi sacrifici vengano ripagati quando dopo uno spettacolo un qualsiasi spettatore che non conosci arriva e ti dice “grazie, mi hai trasmesso molto, sei riuscita a farmi emozionare”. Questo è il complimento più bello che un artista possa ricevere e lì tutto si azzera e capisci che se puoi donare un’emozione a qualcuno i tuoi sacrifici in fondo non sono niente. Perché è proprio lì, in quel momento che un ballerino diventa anche artista!

Quali altre passioni coltivi nel tuo tempo libero?

È da quasi due anni che scrivo per la rivista TuttoDanza e devo dire che non avrei mai pensato nella mia vita di poter scrivere per una rivista e invece vedi la vita è una continua sorpresa: “mai dire mai”!

Qual è l’arte che ami maggiormente dopo la danza?

Tutto ciò che è arte mi affascina dalla pittura, all’opera al teatro in generale, non saprei dirtene una in particolare. Fondamentalmente sono una persona molto curiosa alla quale piace sempre imparare e cimentarsi in cose nuove.

Lo spettacolo di danza che ricordi come il più emozionante al quale hai assistito?

Ho assistito a due spettacoli che mi hanno emozionato tantissimo. Uno è stato L’histoire de Manon al Teatro alla Scala nel 2011 Guillem-Murru e l’altro è stato recentemente, sempre alla Scala, Romeo e Giulietta con Nunez-Corrado. Sono state due serate stupende e indimenticabili alle quali ho avuto il piacere di assistere. Un altro spettacolo che mi ha affascinato molto e trasmesso un sacco di emozioni diverse tutte insieme è stato “Les Nuits” di Preljocaj a Parma nel 2013. Non avevo mai visto uno spettacolo di Preljocaj dal vivo prima di allora e devo dire che è stato stupendo. Ricordo che sono uscita dal teatro che ero euforica, avrei voluto danzare io quello spettacolo, ma in quel modo però!

Recentemente hai inaugurato la stagione 2014/2015 del Teatro di Milano nel ruolo di Cenerentola con la coreografia di Giorgio Madia, un grandissimo successo di pubblico e di critica. Come ti sei sentita a danzare in questo celebre ruolo?

Questo ruolo avevo già avuto l’onore di danzarlo sia al Comunale di Bologna nel 2011 che al Carlo Felice di Genova nel 2012, quest’anno mi è stato dato l’onore insieme a Simone Maier di aprire la stagione qui al Teatro di Milano, praticamente in casa essendo io di Milano ed è stato molto bello perché ho potuto avere al mio fianco tutte le persone a me più care che insieme a me hanno condiviso tutti questi anni di sacrifici. E oltre alla mia famiglia mi riferisco anche a tutti gli amici, insegnanti e direttori che hanno permesso tutto questo! È stata una bellissima emozione che auguro a tutti nella vita e soprattutto sarebbe bello poterla vivere sempre!

Questanno il Balletto di Milano effettuerà una lunghissima tournée in Italia e allestero. Sei contenta di affrontare nuovi palcoscenici e nuovo pubblico?

Sì sono molto contenta, il fatto di girare così tanto è un aspetto che amo del mio lavoro, ti da l’opportunità di confrontarti con più pubblici diversi e non può che essere un fatto positivo perché ti da l’opportunità di crescere. Diciamo che l’unico aspetto negativo che ho riscontrato è che all’estero la danza è molto più apprezzata che in Italia e questa è una cosa che ancora mi rattrista un po’. Ricordo l’anno in cui siamo stati a Mosca abbiamo avuto un sacco di applausi ed hanno sempre chiesto il bis, ci fermavano perfino in metropolitana per farci i complimenti e lo stesso in Spagna! In Italia succede una volta su un milione!

Qual è il ricordo più forte legato alla tua professione?

Sicuramente le emozioni che ho provato la prima volta che ho affrontato un primo ruolo, che è stato proprio Cenerentola a Bologna. Lì mi sono sentita realizzata nel senso che mi sono sentita nel posto giusto al momento giusto, con la consapevolezza però che quello doveva essere solo l’inizio perché dovevo dimostrare a chi mi aveva dato questa possibilità che ero all’altezza di affrontarla, ma soprattutto lo dovevo dimostrare a me stessa perché in realtà non sono mai stata molto sicura di me!

Hai un sogno legato alla danza?

Più che un sogno ho una speranza ed è quella di potermi cimentare in più cose possibili legate a questo ambiente. Mi piacerebbe un domani poter trasmettere a qualcun altro tutto quello che ho imparato. Credo che il sogno più bello potrebbe essere offrire a qualcun altro quello che è stato offerto a me. Una sorta di eredità!

Che ricordi hai del Noli Music Festival, in cui hai danzato come prima ballerina guest?

È stata anche quella una bella esperienza che ho condiviso sempre con Simone. È stato uno spettacolo dove l’opera e la danza sono riuscite a coesistere perfettamente e al giorno d’oggi non è scontato, nessuna voleva prevalere sull’altra! È stato bello anche conoscere artisti del calibro di Matteo Peirone e Linda Campanella che oltre ad essere dei bravissimi artisti sono delle bellissime persone!

Quale balletto ti piacerebbe, un giorno, danzare del grande repertorio o di danza contemporanea?

Come ti dicevo prima non ne ho uno in particolare, mi piacerebbe fossero tanti così da poter spaziare, mi piace molto interpretare e cimentarmi in cose nuove! Poi più una cosa è complessa e più mi affascina!

In chiusura, un tuo pensiero per racchiudere lessenza della Danza?

 

Ogni volta che penso all’essenza della danza mi viene in mente una frase di Martha Graham: la danza è il linguaggio nascosto dell’anima. Effettivamente è proprio così, ma soprattutto penso che senza cuore e senza anima la danza non esiste. Per esempio attraverso la danza riesco ad esprimere delle emozioni che nella vita di tutti i giorni non riesco proprio a tirare fuori. Danzare è una sorta di liberazione per me e solo attraverso essa riesco ad essere totalmente me stessa.

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