Vittoria Maggio e un tango di rinascita

di Vittoria Maggio
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Finché c’è tango c’è vita cerca sempre di legare il tango al momento presente perché crede nel suo valore “senza tempo e luogo” che lo lega strettamente al fluire della vita stessa e quindi anche ai suoi cicli naturali.

Questa settimana è particolarmente ricca del ciclo di vita, morte e rinascita: per chi segue la religione cattolica è certamente il momento più miracoloso di tutta l’avventura “gesucristiense”, ma per chiunque di noi abbia un minimo di senso di infinito, i cicli di vita e morte sono quanto di più affascinante e magico possa esistere in natura.

Anche il tango è metaforicamente nato e morto più volte: abiurato, contestato, vietato e poi rinato in differenti decadi, é sempre stato forte della sua  tradizione e della capacità di innovazione di alcuni dei suoi artisti più grandi.

Astor Piazzolla è certamente il suo emblema di modernità e di avanguardia, pur nel rispetto della tradizione vera delle sue origini. Se al bandoneon di Astor si aggiunge la voce impetuosa e cavernosa di Milva e  i testi di Horacio Ferrer,  poeta e drammaturgo visionario, nasce un tango del 1986 dal titolo potente ed emblematico: Rinascerò!

Ascoltiamolo:

Milva, Astor Piazzolla, Horacio Ferrer: il canto, la musica, la poesia. Manca il ballo, ma sappiamo che per Piazzolla il tango andava ascoltato più che ballato; l’intensità di questo brano e dei suoi interpreti è talmente immensa da farci danzare con le nostre sensazioni interne oppure nei gesti evocativi di Milva.

Gli anni ’80, tesi alla ricchezza di ricerca e innovazione, hanno creato  il magico incontro fra Milva e Astor Piazzolla e la loro collaborazione decennale é continuata fino alla morte del musicista avvenuta nel 1992. Milva ha proseguito a cantare tango anche negli anni 2000 fino a quando la sua salute glielo ha permesso.

Nel video del brano, gli abiti neri dei musicisti sottolineano una sorta di costante lutto  dell’anima del tango che è il punto di partenza per il riscatto verso la rinascita.

Milva in laminato nero col contrasto dei capelli rossi, la trasgressione nei piedi nudi, la sua eleganza, anarchica e selvaggia, i gesti forti,  l’umiltà nell’essere asservita al palcoscenico e all’interpretazione, coglie l’attimo di vita irruente che si ribella alla morte.

“Difficile il lavoro di morire e rinascere poi!” cita il testo quasi esoterico di Ferrer che in questa sua ardente poesia proietta il pensiero e la volontà di “tornare ad essere” nell’anno 3001, tant’è che il brano è conosciuto anche col titolo di Preludio para el año 3001.

La proiezione in un anno così mentalmente irraggiungibile con tanto di extraterrestri all’orizzonte, dà lunga possibilità di vita all’uomo e insieme con lui naturalmente al tango!

E quindi anche per questa settimana Buon Tango ma soprattutto Buona Pasqua di Risurrezione a tutti!

Un abbraccio!

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