Una perfetta spirale: la corrispondenza della rotazione spiegata con un caffè

di Lia Courrier
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Nel grande regno di Madre Natura la spirale è una presenza preponderante, nella materia come nel movimento. Si tratta di una vera e propria funzione del Vivente nonché un suo proprio modo di esprimersi. Le linee di crescita di molte conchiglie, le case portatili delle lumachine, la forma di molti vegetali, dei cicloni, di alcune galassie lontane anni luce dal nostro piccolo pianeta, ad esempio, si sviluppano in forme a spirale. La celebre sequenza numerica di Fibonacci disegna una curva frattale che, indovinate un po', ha la forma di una spirale, per non parlare dell'icona stessa della vita organica sulla Terra, ossia la doppia spirale dell'acido desossiribonucleico, per gli amici DNA, una forma talmente nota alla nostra specie, da affiorare come un ricordo dalle nostre antiche memorie, ancor prima di osservare la sua rappresentazione grafica sul libro di scienze a scuola. I nostri tessuti stessi, quello osseo in particolare, si sviluppano secondo linee di forza disposte a spirale, infatti non esiste un solo osso nel nostro corpo che sia perfettamente diritto, questo perché la spirale è una forma dall'enorme potenziale in fatto di elasticità, dinamica e resistenza alle forze di compressione e di tensione, che costantemente attraversano il nostro corpo in ogni istante della nostra esistenza. Potete prendere in mano un qualsiasi manuale di anatomia o fisiologia per osservare la forma della clavicola, perfettamente diritta nella percezione più comune, per accorgervi che in realtà presenta una torsione lungo l'asse longitudinale. Analizzando la forma della spirale da un punto di vista strettamente strutturale possiamo dire, sintetizzando al massimo, che si tratta dell'unione di un elemento circolare con uno longitudinale: l'elemento circolare è quello dinamico, mentre quello longitudinale ne rappresenta il suo dispiegamento nello spazio.

Alla luce di questi fatti, è naturale comprendere come la spirale abbia un ruolo fondamentale anche nella gestione del movimento danzato. Nello studio e nella pratica della danza classica, la spirale è una chiave di lettura del movimento importantissima e una volta che se ne sarà fatta esperienza diventerà uno strumento irrinunciabile nel proprio kit degli attrezzi. Possiamo cominciare questa indagine osservando come l'utilizzo della spirale sia il modo più efficace per trovare un punto di equilibrio tra le forze che attraversano la struttura corpo: quando siamo in quinta posizione, ad esempio, il semplice fatto di avere una gamba davanti all'altra imprime al bacino una certa tendenza a ruotare, con un lieve avanzamento dell'anca corrispondente alla gamba davanti. La parte superiore del corpo è quindi chiamata a creare una compensazione per stabilizzare la posizione, per cui la scapola corrispondente alla gamba dietro si spingerà delicatamente in avanti per contrapporsi e bilanciare la rotazione del bacino, mentre la colonna vertebrale tenderà costantemente verso un allungamento: dalla cima della testa verso il cielo e dal coccige verso il suolo. Ecco come il corpo apparirà pienamente inserito in una perfetta spirale, che dona forza, dinamismo e potenza anche nel mantenimento di una semplice posizione su due gambe, come la quinta. Invito sempre i danzatori ad ascoltare come naturalmente il corpo tenda a cercare la spirale, basta solo pensare all'azione di deambulare, con le spalle che oscillano dolcemente in opposizione al movimento ondulatorio del bacino. Ma la spirale possiede anche la capacità di sviluppare propulsione e dinamica per promuovere un movimento dalla forte risonanza nello spazio, sfruttando le proprietà elastiche del corpo, poiché ad ogni viaggio verso una spirale, ne segue uno in risposta verso la spirale opposta, promuovendo così un movimento organico, fluido e in grado di autorigenerarsi. Il risultato sarà una maggiore naturalezza e incisività nella nostra danza, perché il corpo non dovrà ingaggiare massivamente la muscolatura per eseguirla, ma sfrutterà altre capacità più raffinate e profonde, nonché il suo stesso peso, con grande efficacia.

Non è facile spiegare a parole un concetto così totalizzante e complesso, ma allo stesso semplice come solo le grandi verità sanno essere, ma posso aiutarmi avvalendomi di un esempio che renderà chiare anche le possibili applicazioni su larga scala nel nostro lavoro con la danza: sto parlando della direzione dei battement tendus avanti e indietro, che per George Balanchine si trova sulla proiezione a terra della linea mediana del corpo. Questa preziosa indicazione di incrociare molto le gambe quando le portiamo fuori nelle direzioni dell'en croix, incoraggia una chiara e spontanea risposta del resto del corpo, che si strizza e si allunga nella spirale nel tentativo, riuscitissimo, di trovare il punto di equilibrio tra le forze che lo attraversano. A lezione mi diverte chiamare questa azione del corpo nella sua interezza 'effetto caffettiera', perché quando vogliamo aprire la moka per farci un caffè, il movimento che imprimiamo con le mani è proprio quello: la mano sopra ruota in una direzione e quella sotto nell'altra, ed allo stesso tempo c'è un allontanamento reciproco dei due componenti. Sono consapevole che si tratta di una eccessiva semplificazione di un processo molto più complesso, ma in fondo chi non vorrebbe cominciare una giornata danzante con l'inebriante fragranza di un buon caffè?

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