#storiedidanza: Giada Feraudo ci racconta i grandi balletti del repertorio. Si comincia con “La Sylphide”

di Giada Feraudo
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Prima rappresentazione assoluta: Théâtre de l’Opéra National, Parigi , 12 marzo 1832
Balletto in due atti
Coreografia originale di Filippo Taglioni dalla novella Trilby ou le Lutin d’Argail di Charles Nodier
Libretto di Adolphe Nourrit
Musica di Jean Schneitzhöffer

La Sylphide (La Silfide) è il manifesto di una nuova generazione di artisti: i Romantici. I balletti romantici differiscono da quelli precedenti perché ispirati alla letteratura dell’epoca e non più alla mitologia classica.
La Sylphide è il primo balletto che esprime pienamente la filosofia romantica: l’eroe, che sta per soccombere allo status quo, rinuncia a tutto per inseguire quella che ritiene essere la vera felicità. Qui si presenta per la prima volta una visione di un mondo lirico, soprannaturale, parallelo alla realtà, dove gli esseri sono impalpabili, come sogni. Quando il protagonista perde il suo sogno, anche lui è destinato a morire.

Questo balletto può essere definito rivoluzionario in quanto per la prima volta la ballerina sale sulle punte per la quasi totalità dell’opera, nella ricerca di una bellezza e di una leggerezza quasi innaturali che si addicono perfettamente al personaggio.
È inoltre il primo in cui compare il costume tipico della ballerina, il tutù, creato per Maria Taglioni dal costumista Eugène Lami, rimasto quasi identico fino ai nostri giorni. Da La Sylphide in poi in quasi tutti balletti di repertorio vi sarà il cosiddetto “atto bianco”, segno distintivo di tutte le coreografie di epoca romantica, dove la protagonista e il corpo di ballo danzano con il tutù.

L’idea de La Sylphide nasce nel 1831 dal tenore Adolphe Nourrit, il quale, vedendo danzare Maria Taglioni in una coreografia che il padre Filippo aveva appositamente creato per la figlia, rimane colpito dalla sua leggerezza sulle punte. La tecnica, basata sull’utilizzo delle scarpette da punta, cattura l’attenzione del tenore, che suggerisce a Taglioni un nuovo balletto: il soggetto era una novella di Charles Nodier, Trilby ou Le Lutin d’Argail. Il coreografo inizia subito i lavori e in breve tempo commissiona la musica a Jean Madeleine Schneitzhöffer, ultimando così il balletto.
Un anno dopo (12 marzo 1832) ha luogo la prima rappresentazione all’Opéra di Parigi, che ottiene un grandissimo successo: Maria Taglioni, che diventerà una delle massime interpreti del balletto, danza il ruolo del titolo al fianco del danzatore Joseph Mazilier.
L’ultima replica dello spettacolo originale è datata 1858, con gli interpreti Emma Livry e Louis Mérante: bisognerà aspettare la ricostruzione di Pierre Lacotte, nel 1972, per vedere nuovamente il balletto sulle scene.

La versione arrivata fino a noi in tutta la sua integrità è però quella che il coreografo danese August Bournonville crea per i propri allievi e che viene rappresentata per la prima volta presso il Teatro Reale di Copenaghen il 28 novembre 1836, con la danzatrice Lucile Grahn come protagonista.
Il titolo originale di questa coreografia è Sylphiden; la partitura è di Hermann Severin von LØvenskjold.
Il libretto è identico alla versione originale, ciò che cambia sono lo stile e la tecnica. August Bournonville infatti amplia il ruolo di James, che lui stesso interpreta per molti anni, rispetto a quello femminile. In ragione dei numerosi virtuosismi inseriti il primo atto acquista un’importanza maggiore e, rispetto alla versione francese, declassa un po’ il secondo, l’atto bianco, che aveva reso celebre Maria Taglioni.
La coreografia di Bournonville si distingue per l’esuberanza, la leggerezza e la bellezza formale.
Il lavoro è rimasto ininterrottamente nel repertorio del Balletto Reale Danese ed è oggi la versione più conosciuta del celebre balletto.

La trama
La vicenda si svolge in Scozia, sulle Highland scozzesi: il primo atto è rappresentato nella baita di James, il secondo ha luogo nella foresta delle silfidi.

Atto I
Un giovane contadino scozzese di nome James sta per sposare la fidanzata Effie quando, alla vigilia delle nozze, una bella silfide, uno spirito dei boschi, si innamora di lui e gli appare danzando in sogno, per svanire al suo risveglio. James se ne innamora a sua volta, ma deve sposare Effie. Fra gli invitati al matrimonio compare la vecchia strega del villaggio Madge, la quale rivela a Effie che James ama un’altra. James scaccia Madge e i preparativi delle nozze proseguono. La creatura incantata ricompare, visibile solo al giovane. Gurn, amico di James, segretamente innamorato di Effie, assiste non visto alla strana scena e corre a riferire il tutto alla ragazza. Prima della cerimonia la silfide ruba l’anello nuziale destinato a Effie; James la insegue nella foresta, abbandonando la fidanzata.

Atto II
Nella foresta incantata James riceve in dono dalla strega Madge una sciarpa magica che, avvolta intorno alle spalle della creatura del bosco, dovrebbe farle cadere le ali impedendole di volare e trattenendola così a sé. Ma la sciarpa è avvelenata e quando viene posta addosso alla silfide questa perde non solo le ali ma anche la vita. Subito appaiono le sue compagne e la circondano, portandola via in volo. In lontananza James vede il corteo delle nozze di Effie che si sposa con Gurn.
Madge entra in scena e James la affronta ma la strega lo uccide ed esulta per la propria vittoria.

 

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