Lia Courrier conta SetteOtto : “Lo stretching che ti straccia”

di Lia Courrier
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Flessibilità ed elasticità sono solo alcune delle principali caratteristiche di un corpo danzante. La genetica in questo caso ha una sua importanza, per cui chi ha la fortuna di possedere per nascita queste caratteristiche potrà godere di un certo vantaggio nello studio della danza, mentre per tutti gli altri non resta che armarsi di buona volontà e lavorare sodo per ammorbidire e allungare la muscolatura.

La prima cosa da imparare per affrontare questo aspetto del lavoro, indispensabile allenamento e riequilibrio al di fuori dei momenti di studio, di prove e di spettacolo, è la capacità di ascoltare i limiti che il corpo comunica giorno dopo giorno, senza porsi obiettivi arbitrari o fisiologicamente irraggiungibili, un approccio fondamentale per evitare traumi e infortuni. La mobilità delle articolazioni, infatti, non è data solo dalla qualità del tessuto muscolare, ma anche dalla forma stessa delle ossa, delle faccette articolari che le costituiscono, dalle proporzioni delle leve e dalla qualità dei legamenti, nonché da molti altri fattori, non necessariamente esclusivi della sfera fisica, che segnano confini oggettivi, ma temporanei, oltre i quali può essere pericoloso volersi spingere a tutti i costi. Ciò che dovrebbe interessarci davvero è lasciar emergere il nostro potenziale in termini di mobilità, forza, propriocezione e consapevolezza, per rendere il nostro corpo uno strumento in grado di produrre la più vasta gamma di suoni e di ritmi possibile, sempre pronto a soddisfare le richieste che la danza ci pone.

Vedo spesso i danzatori tentare di stroncarsi la carriera sul nascere con aberranti esercizi di allungamento, in particolar modo nei lavori a coppie, in cui magari uno dei due sale con tutto il proprio peso sul bacino dell'altro, mentre questo se ne sta a soffrire a pancia in giù con le gambe spalancate. Esistono addirittura dei tutorial su youtube (!!!). Se la mobilità delle anche è una qualità cardine per danzare, bisogna però conoscere anatomia fisiologia per poter eseguire uno stretching efficace e piacevole. Quando tentiamo di allungare i muscoli oltre i limiti che il nostro corpo ci indica, percepiamo subito la risposta dolorosa. A quel punto, con la forza di volontà, si può tentare di resistere in quella posizione, ma la muscolatura risponderà comunque allo stress, contraendosi e chiudendosi: due azioni in totale contrapposizione con tutto ciò che quell'esercizio si propone di fare, senza contare il rischio di procurarci traumi di varia entità, che possono andare dalla contrattura allo strappo. Per allungarsi in modo efficace, duraturo e sicuro, i muscoli hanno bisogno di poche semplici cose: rispetto, respiro e tempo. È necessario entrare nelle posizioni lentamente, come se vi si scivolasse all'interno mentre il respiro, profondo e con un buon equilibrio in termini di tempo di inspirazione ed espirazione, assume un ruolo cruciale nell'azione di liberare spazio. La qualità della espirazione, in particolare, è connessa con la capacità lasciar andare, di abbandonarsi e svuotarsi, non solo dell'aria ma anche di tutte le tensioni che impediscono al corpo di predisporsi all'apertura. È proprio grazie alla qualità del respiro che un muscolo può decidere di concedere nuova libertà, ma è necessario invitarlo nel modo giusto, goccia a goccia, saper attendere il momento in cui è pronto per offrire al corpo nuovi ambienti da occupare e da abitare. La pratica di respirare consapevolmente mantenendo a lungo le posizioni, è indispensabile anche per permettere al tessuto fasciale, molto importante nella trasmissione del movimento, di rilasciarsi. La fascia è parte del connettivo, si tratta di un tessuto molto interessante, con caratteristiche plastiche e mnemoniche. Questo vuol dire che prima di poter lavorare sulla muscolatura, potrebbe prima essere necessario dedicarsi alla fascia, che può irrigidirsi in seguito ad un allineamento non corretto, per un sovraccarico di tensioni ripetuto nel tempo o per chissà quali altre cause, limitando la libertà di movimento. Il corpo possiede una sua intelligenza intrinseca che raramente sbaglia, rispettarlo vuol dire chiedere sempre il permesso, porre domande e soprattutto ascoltare le risposte, sviluppando questa capacità di dialogo, senza usargli violenza in virtù di una sterile e cieca ricerca verso un ideale puramente estetico ma che non tiene conto delle sue necessità. Il dolore è un prezioso indicatore, così come la possibilità o meno di respirare agevolmente in una posizione, mentre un lieve tremore o una vibrazione profonda potrebbero essere indizio di una imminente apertura. Imparare a decifrare i segnali, e agire di conseguenza: è il corpo che ci guida, non dovremmo essere noi ad imporre arbitrariamente. Con queste premesse lo stretching diventerà un'esperienza profonda ed interiore con sé stessi, una costante trasformazione che avviene simultaneamente nella sfera fisica, mentale ed emotiva. 

All'interno di ogni cellula del nostro organismo è contenuta la memoria di tutte le esperienza vissute, siano esse positive o traumatiche. Dobbiamo tenere conto che quando un muscolo stenta ad aprirsi, le motivazioni potrebbero risiedere davvero in profondità, così come allo stesso modo delle emozioni possono affiorare alla superficie della coscienza in seguito ad un rilascio muscolare, soprattutto nel caso della muscolatura profonda: imparare a collaborare con il proprio strumento, anziché cercare di domarlo, è una di quelle capacità utili non solo per danzare, ma per vivere.

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