La storia d’amore di Laura

di Lia Courrier
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Mi trovo nella sede dell’Associazione Arté centro yoga, che profuma di India, seduta attorno ad un tavolo insieme a Laura, sua mamma Rossella e la splendida Lucrezia Maniscotti, interprete e insegnante di danza classica indiana, che in questi spazi diffonde il suo sapere a ragazze e ragazzi di ogni età.

Sono qui perché voglio raccontare la straordinaria storia di questa giovane ragazza e della sua famiglia, una storia fatta di tenacia, caparbietà, una passione che è un fuoco ardente e soprattutto tanto tanto amore. Lo farò attraverso le voci di queste donne straordinarie nell’intervista che segue.

Laura è titolare di un progetto di crowdfunding lanciato in rete per sostenere la sua formazione, dal momento che la sua famiglia non possiede attualmente le risorse economiche per poter coprire tutte le spese (https://www.gofundme.com/dancewithlaura2). Attualmente Laura studia in Francia con una borsa di studio che sostiene la sua formazione artistica al 70%.

Laura è una creatura fatata, altissima. Il suo linguaggio del corpo mi parla di leggerezza e raffinatezza ma anche di forza e potenza, quella della motivazione, dell’urgenza, di quell’anelito che le fa percepire la danza come una presenza essenziale nella sua vita, esattamente come l’aria per respirare. Mi guarda con i suoi occhi scuri, immensi, nei quali io vedo un’anima antica e saggia. E’ uno sguardo fermo il suo, consapevole e incredibilmente presente. Poi quando cominciamo a parlare invece mostra la sua natura più timida, che però non è un ritrarsi, ma una elegante riservatezza. E’ come se stesse cercando di capire chi ha di fronte prima di lasciarsi un po’ andare, cosa che accadrà man mano che l’intervista va avanti, tra sorrisi e sguardi di intesa.

Chi sei Laura? E quanti anni hai?

Mi chiamo Laura Bufano e ho 13 anni.

Nonostante la giovane età hai già accumulato un bagaglio di tutto rispetto per quanto riguarda gli studi coreutici. Puoi brevemente descrivere il tuo percorso fino ad oggi?

Ho cominciato con danza classica indiana a due anni e mezzo. Poi mia mamma mi ha portata a vedere uno spettacolo di danza classica, verso i cinque anni, e mi è piaciuto, così ho voluto provare. Sono andata al Teatro Oscar, dove sono stata seguita fino alla seconda elementare. In seguito sono stata inserita nel corso di propedeutica al Teatro alla Scala per tre anni e successivamente ho fatto un anno di formazione al centro AIDA a Milano. Infine sono andata a fare l’audizione per la scuola di Rosella Higthower a Cannes, e attualmente sono ancora nel percorso formativo. A settembre comincerò il quarto corso, con una borsa di studio del 70% sulla formazione. Purtroppo le borse di studio totali le danno solo agli allievi più grandi.

Di solito c’è un momento in cui si sente di voler cominciare a danzare, e poi ne esiste un altro in cui si decide che la danza diventerà la propria professione. Ricordi uno di questi due momenti? Nel tuo caso sono stati separati o c’è stato un colpo di fulmine e tutto è accaduto in una sola volta?

Credo sia arrivato tutto insieme, anche se ero molto piccola e non ho ricordi chiari. Ma penso di aver capito che la danza poteva essere la mia vita quando sono entrata nel corso di propedeutica della scala.

Mamma Rossella l’aiuta a ricordare:

Io me lo ricordo bene, era molto assidua, fin dall’inizio. Era bello vedere che sia lei che il fratello avevano il desiderio di andare a lezione di danza, non si perdevano neanche un appuntamento. All’inizio facevano una lezione diversa, che non era solo danza, ma uno yoga misto a danza indiana, studio dei miti e anche musica. Suo fratello frequenta ancora le lezioni di danza classica indiana, nonostante i suoi complicati 15 anni. Gli altri tipi di danza non gli interessano, ma non toglietegli la danza classica indiana!

Laura raccontami qual è il tuo training giornaliero con la danza.

Ho capito negli anni di avere qualche area da poter migliorare nel mio corpo, che non ha proprio tutte le carte in regola per poter danzare. Ad esempio so di non avere molto collo del piede e così sono accompagnata da una bravissima insegnante di pilates, che si chiama Catherine Poigt, che mi sta aiutando a colmare questa lacuna con esercizi specifici, come l’utilizzo di bende elastiche, che uso tutti i giorni al di fuori delle lezioni, anche da sola. Lei è stata così gentile da prestarmi le sue competenze senza chiedermi niente in cambio, mi ha accolta con sé come una di famiglia. Il pilates mi rinforza tanto e vedo subito i risultati poi quando faccio lezione di danza. Poi c’è il programma formativo, con tutte le lezioni di danza e infine la scuola.

Puoi dirmi quante discipline coreutiche pratichi e cosa rappresentano per te e per la tua possibilità di esprimerti attraverso il corpo?

A Cannes facciamo classico, contemporanea, e studiamo anche circo. Danza classica indiana, quella con cui ho iniziato, mi piace molto perché mi ha aiutato con la musicalità e la memoria dei passi. Contemporanea mi è molto utile per sciogliere certe rigidità, che sento di avere specialmente nelle braccia. Le lezioni di circo mi servono per la coordinazione: usiamo le palline, le clavette e facciamo anche un po’ di improvvisazione, che è una pratica difficile ma utile.

Come ti trovi a Cannes?

Benissimo, io mi aspettavo di trovare una certa rigidità, e invece sono stati tutti molto accoglienti. Ci sono anche molti italiani nella scuola.

Con il francese è andato tutto bene. Nonostante sia stata presa a Luglio e abbia cominciato a settembre, sono riuscita ad imparare e seguire i corsi scolastici in francese. All’inizio era difficile, usavo anche il corpo e le espressioni del viso per comunicare, ma poi tutto è andato a posto.

(Mamma Rossella mi racconta orgogliosa che dopo il primo anno ha anche vinto il premio come miglior studente dell’anno, e che già a Dicembre al colloquio con i docenti le avevano comunicato che andava benissimo, nonostante non avesse mai studiato francese prima di quel momento, ma solo un po’ di tedesco.)

La sfida più difficile che sei orgogliosa di aver superato in questi anni?

(Tentenna nello scegliere il ricordo che risponde alla domanda. A sentirla parlare sembra non percepire l’enormità delle sue imprese)

Un esame di danza che pensavo non andasse così bene nel quale c’era anche una commissione esterna a valutare, e dovevo presentare una variazione in coppia insieme ad una compagna di corso. Non pensavo di ricevere valutazioni così alte! Ero molto emozionata. Ma ho sentito subito che la prova era andata bene.

Rivolgo poi qualche domanda a Rossella, la mamma di Laura:

Veniamo invece a quali sono state le tue sfide per consentire a Laura di procedere con la sua formazione. Non è per nulla scontato che un genitore sostenga in questo modo il proprio figlio in un progetto di realizzazione artistica. Tu come hai fatto?

Quando hai disponibilità economica puoi permetterti il lusso di delegare qualcun altro nelle scelte, ma quando invece non disponi di molto denaro allora devi studiare. Io ho studiato, mi sono informata, ho chiesto consigli e aiuto alle persone che conoscono questo ambito, per prima Lucrezia, con cui c’è stato proprio un lavoro di squadra e senza di lei non saremmo arrivati dove siamo oggi. Ho fatto di tutto per far conoscere Laura, portandola dai maestri che via via mi venivano indicati affinché potessero darci consigli o indirizzarla da qualche parte.

E’ stata per me anche una sfida personale, per vedere fin dove posso arrivare, perché potevo anche mandarla sotto casa a studiare danza, e invece di fronte alla sua passione ardente non ho potuto fare altro che accettare questa avventura e cercare di viverla al meglio.

Quando l’ho vista piangere in occasione di un’audizione che non era andata a buon fine, vederla soffrire così profondamente, mi ha subito fatto pensare: “ecco. Sono rovinata!” (ride).

Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di mollare perché per una ragazza così giovane andare a scuola durante il giorno, con dietro la borsa di danza e il pranzo che si era preparata la sera prima, uscire da scuola, prendere da sola  la metropolitana per andare a lezione di danza, perché io ero al lavoro, era una responsabilità troppo grande. A fine giornata, quando uscivo dal lavoro, l’andavo a prendere e la trovavo che faceva i compiti mentre mi aspettava. Per un lunghissimo anno siamo andate avanti così. In certi momenti ho temuto che mi mandassero gli assistenti sociali (ride).

Siamo riusciti però a portare avanti tutti gli impegni formativi in programma grazie all’aiuto di tutti e soprattutto del fratello di Laura, che per un periodo è come se si fosse un po’ messo da parte per lasciare a lei lo spazio per continuare il suo percorso.

L’Italia è piena di artisti e ricercatori che vengono elogiati come menti geniali, costretti ad andare altrove per poter sviluppare il proprio talento. So che hai contattato anche le istituzioni affinché ti aiutassero a sostenere Laura, se non con delle donazioni almeno indirizzandovi nel modo giusto per poter accedere a dei fondi per la formazione. Quante realtà hai contattato? E che tipo di risposta hai ricevuto, se c’è stata una risposta?

Durante il primo anno all’estero di Laura, non appena abbiamo ricevuto l’esito dell’audizione, il 16 Luglio, ho tentato di tutto. Ho chiamato chiunque, dal mio sindaco, che non voleva neanche ricevermi, sperando mi potesse indirizzare anche a club come ad esempio Lions o Rotary, insomma a qualcuno che avesse le disponibilità e la possibilità di fare concretamente qualcosa. Dopo una telefonata della direttrice dell’accademia, Paola Cantalupo, sono andata un paio di volte per cercare di parlare con lui, ma ho capito che quello che tornava indietro erano solo parole. Allora ho mollato il colpo.

Subito dopo mi sono rivolta a consolati e ambasciate, ma anche da lì non è arrivato nessun aiuto concreto da nessun punto di vista. Abbiamo fatto anche richiesta alle borse di studio messe a disposizione dalle banche, ma mi è stato risposto che lei è troppo piccola e che quelle borse vengono date agli studenti universitari. Le ho tentate tutte, ma purtroppo l’arte non rientra nei parametri, non viene proprio tenuta in considerazione.

Cannes infatti ci ha dato la dimensione delle diversità che esistono fuori da questo paese. Al di là della struttura, splendida e perfetta allo scopo, anche gli insegnanti sono tutte persone che oltre ad avere una preparazione coreutica e esperienza di palcoscenico, conoscono anche la pedagogia e psicologia, non urlano mai contro gli allievi, non li massacrano emotivamente, come invece ho spesso visto fare qui in Italia.

Inoltre sostengono i talenti, quando emergono in modo inequivocabile, come si è visto dall’assegnazione delle borse di studio a Laura, ricevute non solo da Cannes ma anche da Londra, dove adesso andrà a seguire un seminario con un sostegno economico del 50%.

Di chi è stata questa meravigliosa idea del crowdfunding, che sta andando benissimo?

(Mi indica Lucrezia che mi risponde) Si è stata mia, ero in India e lei mi chiama e mi dice :”l’hanno presa!” Io allora rispondo: “che bello!” E lei “no! Non ce la faccio! Non ce la faccio!” (ridono)

Io no so da dove mi è venuta questa idea, ma le dico: tranquilla, facciamo un crowdfunding! Una cosa che non avevo mai fatto in vita mia, non sapevo neanche pronunciare la parola, non sapevo cos’era. Dall’India ho cercato di guidare delle persone che erano in grado di attivarlo, chiedendo loro di agire perché la situazione richiedeva di farlo e anche in tempi brevi. Così Anna Pecchio, una nostra allieva di danza indiana, ha fisicamente realizzato e messo on line il crowdfunding.

Effettivamente è andato molto bene anche perché dall’India ha rimbalzato negli Stati Uniti e le persone, colpite al cuore dalla storia di Laura, hanno cominciato a partecipare e a donare anche cifre di tutto rispetto.

Come avete vissuto la reciproca lontananza?

Laura: All’inizio è stato brutto stare lontana da casa, poi però mi sono abituata, anche perché la mamma fa sentire la sua presenza anche da lontano, ci sentiamo sempre, la sento vicina, anche se ogni tanto mi manca.

Rossella: Tutte le problematiche che ho avuto durante il primo anno in Francia di Laura, mi hanno permesso, almeno un po’, di non pensare al fatto che eravamo lontane. Sebbene la struttura sia assolutamente accogliente e attenta alle necessità dei ragazzi che vivono lontani da casa, a questa età si ha bisogno ancora dell’aiuto della mamma, anche se Laura è una ragazza assolutamente indipendente: sa gestire la quotidianità senza problemi, dal preparare lo zaino, fino a lavarsi il body e le calze per la lezione di danza.

L’ultima domanda è per te, Lucrezia: come è stato avere Laura e suo fratello per tutti questi anni con te a lezione?

Che devo dirti…vedere queste due piccole scimmiette così sempre presenti, diligenti, attente, piene di entusiasmo, che negli anni hanno continuato a praticare la danza con la stessa dedizione è stato un dono. Nonostante la danza sia per tutti ed è bello che le persone la pratichino, anzi, mi chiedo come mai non ci siano più persone che lo facciano, credo sia il sogno di ogni insegnante avere allievi così bravi e presenti, soprattutto che decidono poi di fare della danza la propria professione. Per me insegnare danza è come soffiare su un fuoco, ossia su qualcosa che è già presente nella persona.

Loro con me negli anni hanno fatto esercizi di ritmica, canto, studio del sanscrito, dei miti, oltre che tutti gli elementi che fanno parte di questo linguaggio dal punto di vista più strettamente della danza. Questa è stata una base importantissima per lei, perché avendo iniziato da così piccolina ha potuto affrontare lo studio del balletto con una disciplina profonda che già aveva costruito negli anni. Ad un certo punto abbiamo capito che in lei c’era questa esigenza profonda, ed è una passione vera la sua, pura, non c’è nulla di forzato intorno. Ci sono stati momenti di tensione durante un anno difficile, di cui si parlava prima, dove aveva giornate infinite e gli spostamenti da sola in una città come Milano, ma poi Cannes ha risolto tutto, anche se gli ostacoli erano tutt’altro che rimossi e così è ancora adesso.

Percepisco attorno a Laura e alla sua famiglia un grande abbraccio affettuoso e amorevole, in cui molte persone li stanno stringendo: danzatori, insegnanti di danza, amici e sostenitori. La lista è molto lunga, ma compaiono nomi di spicco della danza, due fra i tanti Andrea Volpintesta e Sabrina Brazzo, che le hanno dato lezione, aiutandola a migliorare la sua preparazione con la grande generosità che contraddistingue queste due stelle della danza, che tanto stanno facendo per aiutare i giovani in modo concreto. Ognuno agisce come può e dona la sua parte.

Io lo faccio con questa intervista, nella speranza che la storia di questa giovane danzatrice possa fare davvero il giro del mondo, e che molte persone ancora possano contribuire come possono al sostegno di questo talento.

E’ in programma un evento benefico di raccolta fondi, ossia uno spettacolo che vedrà proprio Laura andare in scena, insieme ad altri ospiti. Ci sono molte bellissime idee, e altre ne sono venute fuori proprio mentre parlavamo, per rendere questa una serata speciale e indimenticabile per tutti. Attualmente il primo passo da compiere è quello di trovare una sede che si offra di ospitare gratuitamente l’evento, una sala teatrale abbastanza capiente da contenere tante persone, affinché l’abbraccio diventi ancora più grande e ancora più avvolgente.

Se volete seguire Laura su facebook ecco la sua pagina: https://www.facebook.com/dancelaurabufano/

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