Intervista a Suzan Tunca: “il futuro di un danzatore è fatto da fortuna, incontri e una forte motivazione”

di Nicolò Abbattista & Christian Consalvo
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Da venerdì 2 Febbraio a Domenica 4 Febbraio 2018 due delle formazioni milanesi che si occupano di formare giovani danzatori contemporanei Artichoke – Progetto Formazione Danza Ricerca e Il Centro di Alta Formazione per la Danza ArteMente hanno avuto il piacere di proporre ai loro allievi il lavoro di una delle compagnie del panorama della danza contemporanea internazionale: ICK, una piattaforma creata da Emio Greco e Pieter C Scholten che comprende la produzione della Compagnia EG e PC, ossia l’attività di formazione e di ricerca sulla metodologia di trasmissione.

Gli allievi di queste due formazioni hanno avuto il piacere di studiare intensamente il metodo di ICK grazie a una delle danzatrici storiche della compagnia: Suzan Tunca.

Suzan Tunca è nata nel 1975 a Rottweil, Germania, da una famiglia turca. Ha studiato Theatre Dance all’Academy of Arts di Arnhem (ArtEZ) tra il 1994 ed il 1997. Tra il 2003 ed il 2007 inizia ad investigare in un dialogo a lungo termine tra corpo danzante e musica digitale, con l’utilizzo dei sistemi interattivi di motion capture. Durante questo periodo inizia a danzare con Emio Greco | PC (ora ICK Amsterdam) ed è stata danzatrice della compagnia dal 2005 al 2013.

Noi abbiamo avuto il piacere di incontrarla e di farle alcune domande riguardo il suo lavoro e il lavoro di Emio Greco.

Nella prima parte della tua carriera hai avviato un processo di ricerca in cui corpo danzante e musica dialogano tra di loro. Ce ne parli?

Quando lavoravo con Krisztina de Chatel, coreografa di origine ungherese che lavora in Olanda, mi è stato proposto di lavorare con l’istituto di Musica e Tecnologia di Utrecht. Con loro ho realizzato un progetto grazie a dei fondi statali in cui ho coinvolto gli studenti del centro di ricerca. Il progetto consisteva in una particolare ricerca in cui la camera cattura il movimento, che grazie al programma interattivo gestito dal computer, viene restituito attraverso un suono o un insieme di suoni. Oggi la tecnologia è diventata molto più sofisticata, ma nell’ambito dell’interattività quel progetto di ricerca è stato molto importante e ha ricevuto un buon finanziamento per essere poi continuato sempre grazie alla partecipazione degli studenti dell’istituto di musica e tecnologia.

Hai mai avuto momenti di difficoltà o momenti di crisi nel momento in cui sei venuta in contatto col lavoro di Emio Greco?

Il lavoro con Emio e Pieter è stato molto esigente sia dal punto di vista fisico che mentale. Si tratta di un lavoro peculiare creato apposta da Emio che inizia con la preparazione del corpo in modo specifico e continua poi nella costruzione del materiale coreografico. La sensazione alla fine del training è la stessa che bisognerebbe portarsi dietro durante l’esecuzione del materiale. Emio stimola nei danzatori la ricerca di un ideale del corpo in movimento, che lui stesso raggiunge e mostra perché creato attraverso il suo corpo. Sapendo che ogni corpo è diverso, chiede quindi il massimo impegno e la massima energia per avvicinarsi il più possibile a questo ideale, e in questo sforzo, in questa tensione, il corpo manifesta la sua sincerità nel movimento. Il workshop Double Skin / Double Mind  è diventato nel tempo una metodologia di approccio al lavoro di Emio Greco e soprattutto di trasmissione agli altri. Emio ha infatti la capacità di trasmettere in modo preciso il materiale tanto che se si vedono lavori come Double Points: extremalism nel duetto non si nota la differenza tra i due corpi nonostante siano due corpi diversi. C’è tanta ricerca su come trasmettere il lavoro coreografico in ICK!

Nel lavoro del performer contemporaneo si parla tanto di creatività: secondo te quanto la creatività può essere allenata e quanto invece è una dote innata?

Entrambi. È possibile che ci sia un genio innato con una creatività sempre espressa, ma è anche possibile coltivare la creatività grazie all’ambiente o grazie alle condizioni giuste o grazie al giusto approccio. La creatività appartiene all’uomo, è una caratteristica umana, bisogna solo mettere l’uomo nelle condizioni giuste.

Che consiglio potresti dare a un giovane che si affaccia alla carriera del danzatore contemporaneo?

È difficile dare un consiglio…

È importante che gli allievi si interroghino sulla motivazione. Il futuro è fatto da una serie di circostanze come fortuna, incontri, lavoro ma se non si ha una motivazione forte è dura.

Cosa è cambiato nella tua vita dal 2013, anno in cui hai smesso di danzare per Emio?

Dopo il 2013 ho semplicemente trasformato la mia attività facendo un master in ricerca artistica all’interno dell’Università di Leiden. Il master aveva una parte teorica e una parte pratica. La parte pratica per me ovviamente era la danza. La danza non fa più parte della mia vita come quando danzavo ma sono felice così. Ora sto facendo il dottorato.

In Olanda esistono dei fondi che si aprono nel momento in cui si inizia a lavorare. Si lavora per mettere da parte negli anni dei soldi destinati allo studio una volta che il lavoratore va in pensione. Come logistica è simile alla logistica di una pensione italiana! Sarebbe bello che anche in Italia vi pagassero altre formazioni o studi dopo la pensione, vorrei dare questo suggerimento al governo italiano o alle fondazioni private che si occupano di arte e cultura in Italia.

Ringraziamo Elena Molon per il supporto datoci nell’organizzazione di questa intervista.

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