Intervista a Jacopo Tissi, il primo italiano assunto al Bolshoi

di Fabiola Di Blasi
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Originario di Landriano, vicino Pavia, Jacopo Tissi si è diplomato con lode nel 2014 alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala ed è una delle promesse della Danza. All’indomani dell’annuncio del suo ingresso nel Corpo di Ballo del Bolshoi di Mosca, lo abbiamo intervistato per voi.

Jacopo, cosa si prova ad essere il primo ballerino italiano della storia che entra nel corpo di ballo del Bolshoi e come ti stai preparando per questo passo?

Non sono ancora riuscito a realizzare la cosa, quando comincerò a vivere questa esperienza riuscirò a risponderti. Quest’estate ho lavorato per un periodo con la compagnia, mi è piaciuto molto, c’è una grande possibilità di lavorare e crescere artisticamente, ci sono tantissimi spettacoli e produzioni.

Un anno fa, alla Scala, il tuo debutto ne La Bella Addormentata nel bosco a fianco dell’étoile Svetlana Zakharova, poi tante altre soddisfazioni. Ti senti cambiato dopo queste belle occasioni?

La Bella Addormentata con Svetlana Zakharova è stata un’opportunità enorme per me, le sarò sempre riconoscente per avermi dato questa possibilità insieme al direttore Makhar Vaziev e il coreografo Ratmansky; non è stato semplice lavorare su questa versione che ha voluto riportarci anche l’identità fisica dell’epoca e quindi una variazione molto veloce e caratterizzata da piccola batteria oltre che un lavoro molto approfondito sulla mimica, devo ringraziare Vladimir Derevianko e Olga Chenchikova che hanno lavorato molto con me. Dopo Bella Addormentata, ho ballato “Des Grieux” ne L’Histoire De Manon, Cinderella, Grand Pas Classique.. Ognuna di queste esperienze mi ha fatto imparare e crescere. 

Subito dopo il diploma, hai fatto parte del Corpo di Ballo dell’Opera di Vienna diretto da Manuel Legris. Cosa hai portato a casa da questa esperienza? La rifaresti?

Vienna è stata una bellissima esperienza, ho avuto modo di confrontarmi con una nuova realtà, con nuove responsabilità e questo mi ha fatto crescere molto dal punto di vista personale. Mi sono trovato molto bene con questa compagnia dove c’è una bella atmosfera e ho stretto bellissime amicizie. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con un repertorio molto interessante e arricchente e ho lavorato con maîtres e insegnanti molto importanti tra cui voglio citare Albert Mirzoyan. Tra i ricordi più belli sicuramente la “Giselle Rouge” di Boris Eifman nella quale ho debuttato come solista nel ruolo dell’amico di Lifar e “Le combat des anges” tratto da Proust ou les intermittences du cœur di Roland Petit, che ho preparato con Luigi Bonino e Manuel Legris, un grande artista da cui ho imparato tanto.

Quali sono le tue impressioni sul mondo del danza in Italia rispetto all’estero?

Ciò che ho constatato a Vienna e guardando la programmazione dei grandi teatri esteri, tra cui il Bolshoi, è la grande quantità di produzioni e spettacoli, uno spazio assai maggiore al balletto e quindi una possibilità di lavorare e crescere molto ampia.

Quando hai iniziato? Hai sempre saputo che la danza sarebbe stata la tua professione?

Ho iniziato a cinque anni e mezzo/sei anni circa, quasi per caso, vedendo un balletto in televisione chiesi ai miei genitori di iscrivermi ad un corso di danza classica. Iniziai nella scuola privata del paese; a 11 anni entrai a far parte dell”Accademia del Teatro Alla Scala dove ho conseguito l’intero percorso avendo come insegnanti Maurizio Vanadia e Leonid Nikonov, diplomandomi nel 2014 sotto la direzione di Olivieri. Successivamente l’Opera di Stato di Vienna, il Teatro alla Scala e adesso inizia un nuovo capitolo. Riuscire a fare della mia passione la mia professione è stato qualcosa che si è realizzato con il mio percorso, un sogno che si è trasformato in realtà.

Com’è la tua giornata tipo?

La giornata inizia alle 10 con la lezione, poi durante il giorno ci sono le prove in preparazione degli spettacoli e alla fine delle prove resto quasi sempre per provare qualche passo o combinazione su cui lavorare oppure per ripassare la coreografia o lavorare su qualche parte del balletto. Due volte alla settimana faccio palestra. 

Hai dei rituali che esegui prima di uno spettacolo o qualche porta fortuna che porti sempre con te?

Non ho particolari scaramanzie.

Cosa pensa Jacopo Tissi quando si guarda allo specchio?

Penso che lo specchio mostri pregi e difetti, sta a noi decidere su cosa concentrarci.

Chi sono, tra i grandi nomi del balletto di sempre, i tuoi miti quelli che ti hanno ispirano e perché?

Mi hanno sempre affascinato i grandi danzatori sovietici tra cui Baryshnikov, Nureyev e Vladimir Vasiliev, per la loro grande energia e il loro forte carisma, oltre che per la loro forte tecnica. Più vicini ai giorni nostri Malakhov, Sarafanov, Shklyarov e Roberto Bolle.

Anche se giovanissimo, hai già molta esperienza. Che consigli daresti a chi oggi si avvicina alla danza?

Ciò che credo sia la cosa più importante, per chi come me ha intrapreso questo percorso, è lavorare con costanza, umiltà, disciplina ed intelligenza e sfruttare ogni singolo giorno, perché il tempo nella nostra professione è fondamentale.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato e in bocca al lupo per il futuro!

Crediti Fotografici: Pierluigi Abbondanza

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