Il profondo rosso del Tango

di Vittoria Maggio
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Profondo rosso, Red Passion oppure Rouge et Noir: comunque intitoliate questa foto, essa rimarrà bellissima e la luce rossa sarà sempre la grande terza protagonista dopo Loredana e Roberto.

Se la chiamassimo Tango a luci rosse, apriremmo un’audace digressione che dai luoghi di malaffare della Buenos Aires dei primi del ‘900 ci porterebbe dritti alla Amsterdam di oggi dove tra tulipani, canali e ponti ci sono delle intriganti milonghe in cui passare le notti.

La luce rossa ha una connotazione abbastanza forte anche in ambito tanguero: ricordo ancora una delle prime volte di parecchi anni fa quando varcando la porta di una nota milonga milanese, fui quasi imbarazzata dall’atmosfera che mi sembrò di percepire.

Un misto di cupa luce rossa con toni di buio deciso, avvolgeva infatti i tavoli che bordeggiavano la pista da ballo. Allora si poteva ancora fumare e l’ombra biancastra delle volute delle sigarette accese, saliva verso un soffitto che naturalmente non si riusciva a vedere data la bassa luce  del locale.

Ricordo proprio il colore rosso che mi colpì così tanto, da farmi retrocedere qualche passo, prima di fare il mio timido ingresso in una sala che sembrava più di perdizione che di ballo.

Il rosso è il colore che ha il maggior numero di significati, spesso anche contraddittori, basta pensare appunto ai quartieri a luce rosse oppure al rosso che caratterizza il periodo natalizio.

Sacro e profano che danzano insieme in questo colore che è difficile da indossare e difficile da dosare bene nei vari ambiti di suo utilizzo. Sacro e profano uniti in un tango, se ci pensate, con un movimento di eterna tensione e ricerca di armonia l’uno verso l’altro.

Anche in questa foto è presente la contraddittorietà oppure  la complementarietà della luce rossa: essa trasmette infatti all’immagine sia una certa ieraticità, con una sorta di riverenza da parte del nostro sguardo che ne percepisce il  senso artistico, sia, se appena cambiamo di poco il punto di vista o meglio il nostro sentire, una conturbante, peccaminosa e avvolgente sensualità che trova il suo acme nell’unione dei corpi, indissolubilmente legati da un abbraccio di fermo possesso.

Provate a virarla al bianco e nero, oppure al suo colore naturale: le sensazioni rimarranno vive comunque, ma l’impatto che la luce rossa crea nell’immagine verrà a mancare.

Difficile dunque dosare e regolare bene le luci in milonga: una pista da ballo molto luminosa con luci chiare che tendono al bianco oppure all’oro, permette ed agevola una migliore mirada, ma perde atmosfera, assumendo invece quella caratteristica sensazione di ambiente ricreativo del dopo lavoro.

Una milonga molto ombrosa rende difficile cogliere lo sguardo del ballerino/ballerina con cui vorremmo condividere un tango assumendo una valenza misteriosa ma poco “ pulita “ all’impatto.

Una milonga sapientemente illuminata necessità di attenzione continua tra giochi di luce rossa con cambi sui toni del blu più che del nero, con giochi sapienti fra chiari e scuri, pronta al cambiamento a seconda del movimento della ronda in pista.

Le luci sul palcoscenico per uno spettacolo o un’esibizione, come nel caso della nostra foto, sono parte integrante della performance di un artista: una luce studiata e curata nei minimi dettagli ti può fare la metà della buona riuscita dello spettacolo.

La tecnica e la qualità della performance possono avere un risalto quasi raddoppiato e fornire, all’occhio sapiente del clic del fotografo, magiche foto ricordo, come questa che ha aperto il nostro articolo di questa settimana.

E come sempre Buon Tango a tutti, a chi già lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e  a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio.

Crediti fotografici: Paolo Tornabene

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