Flashdance Il Musical, nuova versione stesso messaggio: mai rinunciare ai propri sogni

di Alessandra Colpo
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Take your passion and make it happen. Prendi in mano la tua passione e fai in modo che si realizzi. Che tu sia artista o operaio in fabbrica non importa, se hai un sogno devi lottare con tutte le forze per farlo diventare realtà.

Flashdance il Musical non è solo la storia di Alex, una ragazza 2.0, un’eroina moderna, tutti posso­no immedesimarsi perchè si parla di opportunità, aspettative e paure. Passioni, sogni e obiettivi sono i motori di uno spettacolo che è in grado scuotere gli animi: è un invito ad essere coraggiosi, a non avere paura di amare anche quando i mondi sono lontanissimi, a riuscire ad ammettere di avere paura, a mollare tutto per inseguire il sogno di quando eravamo bambini. Non rappresenta un’epoca perché i temi della storia sono universali e senza tempo.

Ha debuttato imponendo questo credo, Flashdance Il Musical, la nuovissima produzione firmata Stage Entertainment e Full House Entertainment, che ha aperto la stagione 2017/2018 del Teatro Nazionale CheBanca! di Milano lo scorso giovedì 5 ottobre.

Un nuovo allestimento teatrale, completamente inedito, tratto dalla memorabile pellicola del 1983 “Flashdance” diretta da Adrian Lyne, scritta da Tom Hedley e Joe Eszterhaz con protagonista Jen­nifer Beals nel ruolo di Alex.

Una versione completamente rinnovata stilisticamente, a livello scenografico, musicale e coreogra­fico: una vera sfida per il team creativo completamente italiano composto da Chiara Noschese (regi­sta), Marco Bebbu (coreografo), Angelo Racz (direttore musicale), Gabriele Moreschi (set designer), Francesco Vignati (light designer) e Armando Vertullo (sound designer).

Ambientato a Pittsburgh, Stati Uniti, Flashdance Il Musical racconta la storia di Alex, saldatrice di giorno e ballerina di un locale notturno la sera, il cui sogno è quello di ottenere un posto alla presti­giosa Academia di danza Shipley.

La vita di Alex è simile a quella dell’attrice che ne interpreta il ruolo, Valeria Belleudi: una ragazza che ha rincorso il proprio sogno, che non si è mai arresa e ci ha sempre creduto. Prima volta da pro­tagonista per la Belleudi, interprete di first class musical come “Sister Act” e “Priscilla la Regina del Deserto” e allieva della Scuola di “AMICI” di Maria De Filippi nel 2004.

Nonostante arrivi dal canto, la sua energia anche a livello coreografico è notevole e, proprio grazie alla sua storia personale, il ruolo sembra scritto apposta per lei.

Una sfida anche per la regista, la poliedrica e brillante Chiara Noschese: una storia complessa, con  17 cambi scena nel primo atto e 18 nel secondo, un copione nuovo, molto più di spessore, che va a scavare a fondo di ogni personaggio e ci mostra la sua ambizione e le sue emozioni, anche quando tocca il fondo e trova la forza di risalire.

Ci sono infatti un paio di storie parallele a quella di Alex, come quella della sua “amica per la vita” Gloria (Elisa Lombardi), che viene attirata in un mondo sconcertante di lap dance e droghe, men­tre il suo fidanzato aspirante comico Jimmy (Marco Stabile), fallisce ogni tentativo di notorietà a New York. Il personaggio di Gloria rende omaggio ad Umberto Tozzi con l’omonima canzone, can­tata in italiano nel primo atto e in inglese nel secondo, sottolineando la disperazione del personag­gio.

Nick Hurley, è interpretato da Lorenzo Tognocchi, le cui impeccabili doti vocali sublimano nei duetti  insieme alla Belleudi raggiungendo la perfezione. Eccezionali sul palco anche le performan­ce di Ilaria De Rosa (Kiki) e Rossella Contu (Tess).

Meritano poi particolare menzione Altea Russo e Lorena Crepaldi, rispettivamente nei ruoli di Hannah e Louise/Mrs. Wilde, per le straordinarie doti recitative e i siparietti tipici della commedia all’italiana.

Piccola ma efficace la comparsa di Michel Altieri nel ruolo di C.C, il prepotente gestore del locale Chamelot, che sa farsi apprezzare dal pubblico grazie alle sue convincenti capacità recitative.

Il coreografo Marco Bebbu ha reso di ogni coreografia un nuovo linguaggio: di base c’è una tecni­ca forte ma anche molta personalità, street, urban ed elementi di acrobatica. Ma il segno distintivo è stata l’improvvisazione, in fase di realizzazione, per avere uno scambio energetico attraverso il mo­vimento.

Veniamo al punto più forte e commerciale di questo musical: le hit anni ’80 che hanno segnato la storia. “Maniac”, “Manhunt”, “I Love Rock and Roll” e ovviamente “What a Feeling” sono state mantenute in lingua inglese mentre gli altri brani originali sono stati tradotti per rendere più com­prensibile la storia.

Gli arrangiamenti del direttore musicale Angelo Racz sono stati riadattati e arricchiti con una sezio­ne di archi e fiati che fanno dimenticare il mondo anni ’80.

Il design del palcoscenico curato da Gabriele Moreschi è semplice ed efficace, in quanto non di­strae i talenti sul palco e i costumi luminosi sono un fantastico contrasto con lo sfondo grigio.
Scene e luci (di Francesco Vignati) sono molto legate tra di loro: la visione è fatta più di sensazioni e sogni, lontana da un set realistico e molto suggestiva. Poco convincenti le proiezioni video.

Il linguaggio, moderno e particolare, cerca di raccontare la storia dal punto di vista emozionale attraverso la psicologia dei personaggi.

Il team creativo e artistico è stato dunque in grado di realizzare una versione nuova di Flashdance e con marcia in più, trasmettendo al pubblico il vero messaggio che ogni musical vuole infondere a chi riesce a farsi trasportare in quel magico mondo: credere nei propri sogni.

Ciliegina sulla torta: la cascata d’acqua durante la scena del ballo in chiusura del primo atto, un must decisamente apprezzato da tutto il pubblico.

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