Finché c’è tango c’è vita: Malena

di Vittoria Maggio
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Uno dei tanghi più belli di tutti i tempi è Malena, il cui testo è stato scritto nel 1941 dal grande poeta del tango Homero Manzi.

Malena è una donna che canta il tango come nessun altro e che in ogni verso mette il suo cuore, chissà forse è la pena amara del “sale del ricordo” di un amore, nominato tristemente solo dentro un bicchiere di vino.

Malena canta il tango con voce ombrosa, con gli occhi scuri come la profondità buia della dimenticanza, le labbra strette nel rancore, le mani come colombe che sentono il freddo, nelle sue vene scorre il suono sanguigno del bandoneon.
Malena nella sua voce spezzata ha la stessa immensa pena del suono intimo e intenso del bandoneon!

Ma chi era Malena?

Pare che Homero Manzi si sia ispirato a una cantante argentina che aveva sentito cantare in un caffè durate un viaggio a San Paolo, in Brasile: una certa Malena de Toledo che anni dopo inserì nel suo repertorio questo brano non sapendo esserne la fonte di ispirazione. Narra la leggenda che quando se ne rese conto, ne rimase talmente impressionata che smise di cantare per sempre.

Secondo altre versioni Homero Manzi compose questo testo  per la  sua innamorata Nelly Omar e per altri ancora fu invece ispirato dalle note di Azucena Maizani, cantante del quartiere de La Boca.

Il tango si nutre di leggende, di storie vere o presunte, con un bisogno di incarnare le sue poesie e le sue note in vite realmente vissute.

Il tango pare non accontentarsi della bellezza artistica fine a se stessa di un brano, vuole qualcosa di più, vuole che l’arte “scenda a terra”, come sono i suoi passi, e prenda quindi le sembianze  di una vita vissuta veramente affinché l’immaginazione dell’artista possa trovare  riscontro nella realtà.

Solo in questo modo forse chi ne ascolta la musica, può immedesimarsi totalmente ed entrare in una sorta di empatia che in quei tre, quattro minuti della durata del brano, riesce a portarti talmente via con la mente, da farti staccare dalla tua vita e viaggiare tra mille differenti vite ed emozioni di altri, ritrovando sempre e comunque anche un po’ di te stesso. Il tango ha un potere catartico straordinario in questo.

Chi fosse in realtà Malena rimane un mistero, quel che è certo invece è che chi ne compose la musica ne rimase talmente catturato sin dai primi versi, da scriverla di getto, seduto in una famosa caffetteria porteña, assorto e trasportato nel suo viaggio di musica.

In poche manciate di minuti, senza fermarsi, senza ripulire o ripensarci a posteriori, le note di Malena uscirono dalla sensibilità musicale di Lucio Demare seguendo l’ispirazione più pura e immediata di un artista che fu uno dei musicisti che segnarono la famosa decade musicale degli anni ’40.

Naturalmente tanti sono gli interpreti famosi di questo brano e tante le orchestre che lo hanno arrangiato.  La voce sublime dell’argentina Susana Rinaldi, oggi splendida e fiera donna ottantenne, forse più di altre trasmette quella “pena di bandoneon” che Homero Manzi colse nella donna o nelle donne che lo ispirarono e che resero eterno questo brano che a volte non sai se vuoi solo ascoltare o anche ballare:

https://m.youtube.com/watch?v=ywEkqCpdf04

Malena canta el tango
como ninguna
y en cada verso pone
su corazón;
a yuyo del suburbio
su voz perfuma,
Malena tiene pena
de bandoneón.
Tal vez alla en la infancia
su voz de alondra
tomo ese tono oscuro
del callejon,
o acaso aquel romance
que solo nombra
cuando se pone triste
con el alcohol.
Malena canta el tango
con voz de sombra,
Malena tiene pena
de bandoneón.

E come sempre Buon Tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi solo lo ascolterà oppure lo guarderà, a chi lo ama e a chi lo rifiuterà e male ne parlerà … A chi vive insomma perché Finché c’è tango c’è vita!

Un abbraccio

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