Finché c’è tango c’è vita e l’arte del truccarsi prima di entrare in scena

di Vittoria Maggio
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L’altro giorno appena ho visto questa immagine girare su FB, ho cominciato a ridere, ridere, ridere, pensando che chi l’aveva inventata fosse geniale: con humor esagerato, ma ben equilibrato aveva colpito nel segno. A volte è proprio così!

E come potevo non cogliere l’occasione di condividere con voi lettori di Finchè c’è tango c’è vita il divertimento di questa immagine e di tutto quello che ci sta dietro?

Il trucco, o meglio l’arte di truccarsi, è d’altro canto parte integrante della danza: il trucco rappresenta la nostra entrata in scena, il nostro ingresso sul palcoscenico quando balliamo per il nostro pubblico. 

Generalmente infatti durante la lezione di danza o le prove di uno spettacolo, noi ballerini non ci trucchiamo o ci trucchiamo veramente poco, quanto basta per essere ordinati e gradevoli alla vista.  Lo facciamo credo per sentirci liberi, avendo già noi altre costrizioni, ma anche e soprattutto per praticità, in quanto la fatica e il sudore che la danza nella sua ripetizione di ore e ore ci impone, squaglierebbero qualunque tipo di trucco!

Il trucco è un’arte vecchia quanto l’uomo e la donna, pensate agli antichi faraoni e ai loro volti truccati, oppure alle tribù africane! 

Il nostro viso nasce come una sorta di tela bianca di un quadro ancora da compiere, sulla quale iniziare a far danzare colori e forme. In realtà il dipinto di noi stessi nulla ha di frivolo e superficiale, ma rende invece manifesta la nostra personalità interiore in quel preciso momento: a volte io sento il bisogno di truccarmi maggiormente gli occhi, altre di mettere in risalto la bocca. Alcune sere preferisco un trucco importante che magari metta in soggezione il mio interlocutore, altre preferisco sentirmi “acqua e sapone”, a volte seduttiva, altre aggressiva, e se non voglio sentirmi niente, magari non mi trucco…e magari non vado a ballare…

E’ chiaro che il fine del trucco è il desiderio di migliorarsi e di abbellirsi, ma in realtà attraverso il trucco noi giochiamo con noi stessi, con la nostra immagine, con l’identità che in quel momento preferiamo trasmettere.

E quale miglior momento per giocare con la nostra immagine se non la serata in milonga?

E’ una sorta di rituale per noi donne il prepararci per andare in milonga, inutile nasconderlo suvvia! Basta entrare in un locale dove si balla tango e guardare con ammirazione il numero di belle donne vestite bene, eleganti, sensuali, pizzi, gonne con spacchi, scollature, tacchi alti. Tutte siamo ben pettinate, i capelli spesso raccolti in ordinati chignon, oppure con riccioli rossi ribelli che sbucano da adolescenziali code di cavallo. 

Tutte siamo ben truccate, i rossetti rossi fanno a gara, gli occhi sono delineati con matite e kajal. Il mascara, dato con estrema attenzione, accentua la lunghezza delle ciglia e la profondità dello sguardo che, ammiccante,  cerca quello dell’uomo nella famosa “mirada”, di cui parleremo presto, che è l’unico magico mezzo che permette l’incontro tra uomo e donna  e quindi suggella il loro incontro di tango!

Tutto ciò ci richiede un’accurata preparazione alla fine di una giornata di lavoro, una pausa di relax, generalmente dopo cena, più o meno veloce a base di creme, maschere di bellezza, pennelli, pettini, phon, spazzole, ciprie, smalti, lacche, forcine, rossetti, ombretti, balocchi e profumi…per fare la nostra entrata in scena in milonga!

Belle! Ci sentiamo belle!… Poi …viene il bello!!!! 

Lentamente, tango dopo tango, iniziamo a squagliarci, l’irreversibile processo alla Dorian Grey entra in atto e inizia a rubarci la scena: il sudore ha il sopravvento e  nulla può fare l’aria calda per asciugarsi le mani e tutto il possibile dei più fortunati bagni nelle milonghe, per ripristinare un po’ di equilibrio di forme… ci vorrebbero doccia, parrucchieri a disposizione, portatili, tanti mini Aldo Coppola con le mani della dea Kalì che accolgono le tanguere in lento scioglimento, tipo  gelato sotto il sole, e le risistemano a dovere o meglio a piacere. La squadra delle truccatrici Rai e Mediaset sarebbe dono prezioso, anzi opera buona, assistenza sociale… tutto pur di evitare…la lenta trasformazione della famosa carrozza di Cenerentola in zucca…si, Halloween è per noi dietro l’angolo ogni fine serata…la nostra inesorabile  trasformazione in zombie, streghe, morticie addams e similia…dopo la mezzanotte è progressiva ed epidemica !!!

Alla fine della serata siamo esattamente così, come vedete nella seconda metà della nostra immagine di copertina di questa settimana!!!! Vi state chiedendo chi ci accompagna a casa in quelle condizioni? L’amica fidata o il taxista solitario della notte, oppure… il mitico tanguero che anch’esso sopraffatto da sudore e stanchezza, da sotto il  cappellino antifreddo, di lana color azurro puffo,  ci lancia l’ultima mirada della notte!

Ma siccome Finchè c’è tango c’è vita…siamo mentalmente già pronte per la serata successiva  a iniziare la nuova trasformazione in belle donne, in moderne Cenerentole che ancora nel 2016 vanno a ballare per cercare il loro Principe Azzurro… o pardon, il loro bel Tanguero!! 

E come sempre buon tango a tutti, a chi lo balla, a chi inizierà a ballarlo, a chi lo ascolta oppure lo guarda, a chi lo ama e a chi lo rifiuta e male ne parlerà…A chi vive insomma, perché Finchè c’è tango c’è vita!

Un abbraccio!

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