Isabel Seabra: una luminosa carriera da “prima interprete”

di Miki Olivieri
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Cara Isabel, quando hai capito che volevi fare la ballerina? 

All’’età di 9 anni ho capito che il mio futuro e la mia passione erano legati alla danza, soprattutto dopo un film visto insieme alla mia mamma che parlava del Lago dei Cigni… a quel punto mi sono come illuminata da questa bellezza che la danza mi trasmetteva. 

Ci sono delle doti fisiche che bisogna necessariamente avere per ballare? 

Certamente, una delle doti fisiche principali è l’’armonia di un fisico che nel suo insieme mantiene delle proporzioni ideali specialmente nel suo rapporto tra busto, braccia e gambe che in armonia riescono a esprimere un movimento vicino alla perfezione e anche ovviamente un talento naturale che necessita di un grande studio per potersi affermare.

Quali sono stati i momenti più importanti ed emozionanti della tua carriera, che hanno determinato una svolta nella tua vita professionale e anche nella tua crescita come persona? 

I momenti più emozionanti nella mia carriera sono stati soprattutto quelli legati alla mia fortuna di aver incontrato il grande maestro Rudolf Nureyev che aveva una particolare attenzione e interesse nel mio talento già dalla mia età di 18 anni quando appena arrivata in Italia dal Brasile ho avuto l’’immenso piacere di conoscerlo. Questa nostra amicizia si è concretizzata nell’’immediato futuro quando ho partecipato a tre tourneé mondiali insieme al maestro con più di 200 rappresentazioni in giro per il mondo. Oltre ad alcune opere riscritte da lui e interpretate da me come protagonista insieme alla sua pregiata partecipazione (Lago dei cigni) …un grande sogno realizzato …avendo ballato nei principali teatri di tutto il mondo. 

Se stata una delle più grandi étoile ma non hai mai avuto atteggiamenti da diva? 

No mai, anzi mi sembravano antipatiche e fuori luogo certi atteggiamenti di alcune mie colleghe di cui non faccio il nome. 

La ballerina nel panorama attuale, a cui riconosci l’’eccellenza? 

Credo che oggi ci siano tante brave ballerine, quella che si avvicina di più ad una cosiddetta eccellenza mi sembra la Zakharova e la Osipova che tecnicamente sono molto dotate ma non riescono a dare l’’eccellenza assoluta nell’’interpretazione, a mio modesto parere. 

Chi ti ha aiutato o ha creduto di più nella tua carriera? 

Fortunatamente è stata la mia mamma che da bambina già vedeva le mie capacità e quindi mi ha sempre aiutato e dato la possibilità di studiare con i migliori maestri. 

Cosa significa “sviluppare il proprio talento”? 

Lo studio continuo e l’’allenamento quasi maniacale rende possibile l’’espressione del talento nella sua massima grandezza. 

Qual è il balletto che hai più amato? e il coreografo? 

I balletti sono come dei figli per me, quindi mi rimane impossibile scegliere un amore anziché un altro. In particolare ho amato tutti quei balletti dove svolgendo la parte della protagonista e interprete vedevo realizzata nel suo complesso la figura della ballerina di danza classica che nello stesso tempo è anche grande interprete e grande attrice. Come coreografo ho amato il grande maestro Nureyev per la sua lucida follia nel rileggere i grandi temi dei balletti classici. 

A proposito di coreografia tu sei stata molto amata da Nureyev. Com’’è stato lavorare e danzare con lui? 

Un’’esperienza particolare e indimenticabile per la grandissima forza e nello stesso tempo sensibilità che il maestro era capace di trasmettere a noi ballerini che abbiamo avuto l’onore di danzare con lui. Con Nureyev il tempo si fermava anche nelle prove, non accusavamo fatica per la gioia di sperimentare e ballare con lui, un grande maestro, ma soprattutto un grande uomo di spettacolo. Una persona tanto esigente che chiedeva il massimo da noi ballerini e non ci dava mai nulla di scontato e mai ci gratificava se non avevi veramente meritato la sua approvazione. 

Hai danzato anche con Roberto Bolle, star mondiale della danza. Che ricordi hai? 

Roberto Bolle, si può dire con sincerità, ha iniziato a fare il primo ballerino con me protagonista nello spettacolo Romeo e Giulietta al Castello Sforzesco di Milano. Mi ricordo la sua grande emozione da debuttante in un’’opera così importante nella quale io credevo tanto. Abbiamo ballato tantissime opere insieme come protagonisti e non ricordo quante repliche abbiamo fatto perché sono centinaia, inclusi Galà internazionali nel mondo, tra cui il Giappone. 

Il balletto che avresti voluto interpretare? 

Uno che mi sarebbe piaciuto interpretare classico è Mayerling di Mac Millan, penso di averli quasi interpretati tutti. Specialmente il repertorio classico e neoclassico. 

Quali altre passioni hai oltre alla danza? 

Mi piace la pittura, dipingere a olio, sono appassionata della disciplina subacquea, e la mia passione più grande sono le mie figlie. 

Cosa pensi della tanto dibattuta questione dell’’età di un ballerino, insomma della necessità o meno di dover a un certo punto lasciare? 

La disciplina della danza richiede un grande sforzo anche fisico e soprattutto psicologico, quando una grande ballerina ha dato tanto è opportuno che il suo pubblico non venga deluso da esibizioni che non possono essere all’’altezza di quelle che l’’hanno resa grande. Dopo i 45 anni è difficile mantenere certi standard di qualità, riferita alla tecnica e anche alla tenuta fisica che non riesce più ad essere plastica come dovrebbe, oltre anche alla tenuta psicologica della persona. 

Come vivi la questione del tramandare e dell’’insegnamento della danza, penso alla scuola russa per esempio? 

Mi piace molto l’’insegnamento e mi emoziono ogni volta che un mio allievo raggiunge certi risultati, nel mio insegnamento mi riferisco di più alla scuola francese mantenendo un mio metodo che è personalizzato e che si riferisce ad un insieme di esperienze avute con i miei maestri più prestigiosi.

Cosa pensi dei talent-show sulla danza? 

Andrebbero riviste le competenze affidate a certi maestri di danza classica che non ritengo siano ad un livello adeguato. 

Chi credi sia la migliore insegnante di danza italiana? 

Nel mio modesto pensiero credo di essere una brava maestra e fortunata ambasciatrice del metodo Nureyev. Altre maestre le stimo ma non ne conosco i metodi e la loro storia. 

A quale ricordo sei maggiormente legata nella tua carriera di danzatrice? 

Aver debuttato all’’Opéra di Parigi come protagonista nel balletto Excelsior. 

Hai ancora un sogno legato alla danza? 

Fare la coreografia in un balletto di danza classica di mia produzione e composizione.

A tutt’’oggi sei un’affermata maestra di danza? Qual è il rapporto con i tuoi allievi? 

Il rapporto con i miei allievi è molto bello, perché si basa sulla fiducia e amicizia e soprattutto rispetto per i loro sforzi, nello stesso tempo cerco di essere disponibile quando la loro sensibilità li rende fragili nei confronti di una disciplina tanto forte e particolare che li forgia anche a livello psicologico. La DANZA non è solo una disciplina fisica ma è una grandissima opportunità per esprimere i propri sentimenti nel bene e nel male. Una vera maestra è anche una buona psicologa. 

Per finire come definiresti l’arte della danza? 

Una disciplina completa che insieme racchiude, forza fisica, agilità, eleganza, interpretazione, doti di comunicazione con gli altri che rende la tua anima trasparente, e soprattutto una grande disciplina dove è vietato mollare.

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