Il 20 novembre 1925 nasceva Maya Plisetskaya, cigno di assoluta bellezza

di Francesco Borelli
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Maya Plisetskaya nacque il 20 novembre 1925 a Mosca da una famiglia ebrea di artisti. Nel 1938, a causa delle terribili purghe staliniane, il padre venne giustiziato e la madre Ra Messerer, un’attrice del cinema muto, deportata nel Kazakistan. La giovane Maya trovò conforto negli zii materni, la ballerina Sulamith Messerer e il marito Asaf i quali, grazie al prestigio ottenuto come danzatori presso il Teatro Bolshoi, riuscirono poi ad ottenere la liberazione della madre di Maya.

Intanto, nel 1934, Maya aveva iniziato il suo percorso di studi presso la scuola del Teatro Bolshoi, seguendo gli insegnamenti di Elizaveta Gerdt. Si esibì per la prima volta a soli undici anni ne La bella addormentata. Appena diplomata, nel 1943, si unì al Corpo di Ballo, dove rimarrà fino al 1990; immediata la nomina a ballerina solista e le vennero affidati ruoli già molto impegnativi; il primo, nel novembre del ’43, fu ne Les Sylphides. Tra le sue prime apparizioni, memorabile fu il suo debutto come Odette/Odile ne Il Lago dei Cigni del 1947. Nel 1958 conobbe l’amore e si sposò con il giovane compositore Rodion Shchedrin, con il quale condivise ulteriore fama e che compose per lei le musiche di alcuni balletti divenuti celebri grazie alle sua interpretazione: The humpbacked horse (“Il cavallino gobbo”), Il gabbiano (tratto dall’omonimo racconto di Anton Cechov) e Anna Karenina, brano coreografato dalla stessa Maya.

Sin dagli esordi, Maya si distinse tra tutte le altre per la sua precisione tecnica e per l’ineguagliabile tensione drammatica. Nel 1959 venne nominata “artista del popolo dell’U.R.S.S.” e le sue doti le valsero la proclamazione a prima ballerina assoluta nel 1960; prima di lei, solo la grande Galina Ulanova era stata insignita del prestigioso titolo.

Interprete di tutto il repertorio russo, si esibì anche in lavori creati per lei da coreografi del calibro di Jurij Grigorovic, Roland Petit, Maurice Béjart e Alberto Alonso. Fu quest’ultimo a dar vita a Carmen, balletto fortemente voluto dalla stessa Maya; i due si incontrarono al Bolshoi e fu Maya a chiedere al coreografo di creare per lei. Sarà poi il marito Rodion ad adattare lo spartito le cui note accompagnarono Maya in una delle sue più celebri esibizioni.

Tuttavia, il brano che forse più tra tutti si lega al nome di Maya è La morte del Cigno; in esso, lei, delicatissima e struggente come nessuna, sembrava librarsi sulle punte e volare, guidata dal movimento intensamente fluido delle sue braccia.

Nella sua carriera, luminosissima, fu anche direttore del Balletto dell’Opera di Roma e, a Madrid, del Balletto Nazionale Spagnolo. Giunta a sessantacinque anni annunciò il suo ritiro ufficiale dalle scene, anche se per il suo settantesimo compleanno tornò a danzare ancora una volta nell’Ave Maya che Bèjart creò per lei.

Per il suo ottantesimo compleanno, il Financial Times riassunse così l’opinione corrente su Maya:

Fu, ed è tuttora, una star, un mostro sacro del balletto, l’affermazione definitiva del fascino teatrale, un faro luminoso e fiammeggiante in un mondo di talenti che luccicano debolmente, una bellezza assoluta in un mondo di affettazione.

(articolo dal titolo “Mayan goddess”, autore Clement Crisp, pubblicato il 18 novembre 2005 su “The Financial Times”)

Nel 2006 l’imperatore Akihito le consegnò il Premio Imperiale, informalmente considerato il premio Nobel per l’arte. La stessa Maya decise di raccontarsi in un testo biografico dal titolo “Io, Maya Plisetsakaya”.

E concludiamo il racconto della vita di questa donna straordinaria proponendovi la sua interpretazione de La morte del Cigno. Buon compleanno Maya Plisetskaya, prima ballerina assoluta per sempre.

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