Sensualità tra teatro, cinema e operetta

di Elena D'Angelo
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Cari amici, in vista della bella stagione, qualche divagazione curiosa e un po’ frivola sul dorato mondo dell’operetta e dello spettacolo.

A chi spetta il primato del primo nudo teatrale in Italia?

Nel 1926 la grande Paola Borboni, (tra l’altro eccellente Pomerania ne Il Paese dei Campanelli negli ultimi anni di vita) emergeva dal mare a seno nudo, durante lo spettacolo teatrale Alga Marina. Disse il giornalista Orio Vergani: “Le repliche di quella commedia mobilitarono più binocoli di quanti ne fossero stati usati in mezzo secolo di prove ippiche”. Ricordiamo, a questo proposito, un aneddoto legato proprio all’indiscutibile bellezza che in giovane età caratterizzava la Borboni; famosa la risposta della grande attrice a Renato Rasce, il quale, durante una cena, le disse “zitta tu, che sei vecchia e brutta!”. A questa provocazione, lei rispose lapidaria: “Sì, ma sono stata giovane e bella, mentre tu alto mai!”.

Nel cinema, le faceva eco la fama dell’altrettanto grande Clara Calamai, che, per una decina scarsa di secondi, nel film La Cena delle Beffe del 1941, con Amedeo Nazari, lasciava con il fiato sospeso migliaia di spettatori, mostrando il primo seno nudo del regime. Primato che la Calamai si contendeva con Doris Duranti, che appariva a seno nudo nel film Carmela del 1942.

Forse la celebre soubrette Nanda Primavera poteva essere da meno? In Silhouette del 1926, comparirà in scena completamente nuda, fasciata da un costume calzamaglia color carne. Il suo nudo creò un vero e proprio scandalo.

È risaputo che l’operetta, fin dal suo primo apparire, abbia sempre destato scalpore e scandalo tra can can forsennati e caviglie scoperte, tra “allegre” figlie di Madame Angot e santarelline non troppo morigerate, fino alle disinibite grisettes guidate dalla baronessa Valencienne, moglie infedele del barone Zeta, in casa di Hanna Glavary. Non possiamo dimenticare l’impudico Tango dei Mannequins di Madame di Tebe e il provocante Fox delle Violette de Il Paese dei Campanelli. Del resto la soubrette ha sempre incarnato un ideale femminile sensuale e decisamente accattivante.

Non deve stupire il fatto che, in quegli anni, la bellezza femminile fosse apprezzata anche da un punto di vista carnale e sensuale, in ambito teatrale, cinematografico e operettistico, pur sempre rimanendo in una dimensione strettamente artistica.

Elena D’Angelo

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