“Solocoreografico”: quando la competizione diventa condivisione.

di Giada Feraudo
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Pensare, riflettere, osservare il mondo che ci circonda, in perenne movimento e cambiamento, cercare di capirlo e di spiegarlo attraverso il linguaggio della danza: questo è l’arduo compito in cui si sono cimentati i dodici giovani coreografi e danzatori alternatisi domenica sera sul palcoscenico del Teatro Vittoria di Torino.

La rassegna internazionale “Solocoreografico”, alla sua prima edizione, ha offerto a un gruppo di coreografi-danzatori selezionati la possibilità di dialogare e di esprimersi liberamente sullo spazio scenico, di fronte ad un pubblico non troppo numeroso ma entusiasta, che mai ha fatto mancare gli applausi ai ragazzi impegnati nella performance, e a una giuria altamente qualificata composta da cinque membri: Cristiana Candellero, di COORPI Coordinamento Danza Piemonte, Michel Hallet-Eghayan, direttore generale della compagnia Hallet-Eghayan e del Festival Choréographique 1.2.3 Soli di Lione, Veli Pekka Peltokallio, ex ballerino e attualmente assistente di Mats Ek, Alessandro Pontremoli, docente di Storia della Danza presso l’Università degli Studi di Torino e Mariachiara Raviola, presidente del Festival la Piattaforma.

Raffaele Irace, direttore artistico della rassegna, ha definito “Solocoreografico” un esperimento, senza dubbio riuscito, a cui si lavorerà perché ci possa essere un seguito anche nei prossimi anni. Nell’immediato esistono comunque già delle prospettive interessanti per i giovani coreografi: al termine della manifestazione la giuria ha infatti assegnato cinque premi, di cui due in denaro e tre in partecipazioni a festival internazionali. I premi in denaro, alla coreografia e alla danza, sono stati assegnati rispettivamente a Gerard Dibi (Costa d’Avorio), per “Heritage”, coreografia gioiosa e solare, costruita utilizzando uno stile afro contemporaneo, e ad Alberto Cissello, per l’assolo dal titolo “Solo in due”. Il premio alla coreografia, dedicato ad Alessandra Bentley, è stato consegnato dalla sig.ra Luciana Bentley, madre di Alessandra, mentre il premio alla danza, in memoria di Germana Erba, scomparsa recentemente, è stato consegnato da Antonio Della Monica. I vincitori degli altri premi, comunicati alla fine dello spettacolo, contrariamente a quanto era stato annunciato all’inizio, sono invece la giapponese Noriko Nishidate e l’italiana Daniela Paci. La prima, con la sua particolarissima coreografia “Wareru”, interessante soprattutto per la prima parte, danzata quasi interamente di schiena al pubblico ma con tutto il corpo in continuo sussulto, come se la musica nascesse dal suo interno, si è guadagnata i premi Festival La Piattaforma e Coorpi. Daniela Paci parteciperà invece al Festival lionese 1.2.3 Soli con il suo “Studio sulla farfalla”, interessante assolo che, ispirandosi alla leggerezza e all’eleganza della farfalla, ne mostra tutta la bellezza fin dal momento in cui è ancora racchiusa nel bozzolo, qui rappresentato efficacemente da una rete. Le ali della farfalla, o papillon, o mariposa, parole ricorrenti nel corso della coreografia, pronunciate talvolta dalla stessa danzatrice, “hanno ispirato una danza dolce, forte, necessaria”.

È importante ricordare che tre degli assoli presentati nel corso della serata erano prime esecuzioni assolute: “Hardcopy”, coreografia ospite di Raffaele Irace, “SimulacrumX”, di Ruben Reniers, e “Heritage”, di Gerard Dibi.

 

Al termine della manifestazione i partecipanti sono stati chiamati a esprimere un’opinione personale sull’iniziativa e tutti hanno concordato sull’importanza di una simile occasione di confronto e di scambio per tutti loro, sia nel momento dell’esecuzione della performance che durante il workshop coreografico svoltosi nella giornata di sabato, in cui ogni coreografo ha avuto l’opportunità di lavorare, secondo il proprio metodo e il proprio stile, con gruppi di studenti delle scuole di danza locali. Come ha sottolineato Gerard Dibi, inoltre, “di solito si vedono i danzatori in un corpo di ballo e non individualmente, mentre questa è stata un’occasione unica per vedere le qualità di ognuno”. Una competizione non competitiva, insomma, a cui auguriamo di poter rinnovare l’appuntamento il prossimo anno.

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